ciao Patrizia, ti ringrazio per la risposta.
Il vostro lavoro di ricerca e conservazione di informazioni sulla campagna di Russia è davvero notevole, complimenti.
Il sergente Carlo Roglietti era sottufficiale furiere del plotone comando quindi credo abbastanza conosciuto nel reparto. Purtroppo non sono riuscito a trovare nessun riferimento a lui in nessuna testimonianza. [...]
Grazie, Paolo, per le tue parole gratificanti.
Segnalo che il sottotenente Carlo Vicentini - tuttora vivente - era il comandante di tale Plotone Comando; chissà se ricorda qualcosa di significativo sul sergente Roglietti. Potresti chiamarlo o, meglio, scrivergli (è un pochino sordo e a volte fatica a sentire le parole al telefono).
In quanto all'ipotizzare quando venne ferito il sottufficiale Roglietti, vado a riferirmi a ciò che ha detto Osvaldo Bartolomei: il 14 dicembre 1942 il Battaglione Alpini Sciatori Monte Cervino lasciò Rossoš’, destinato al settore di fronte del II Corpo d'Armata (dove, come sappiamo, la situazione si stava facendo critica).
Osvaldo racconta che giunsero a Ivanovka all'imbrunire del 17 dicembre.
Da tale località, in conseguenza dell'attacco sovietico, il Battaglione si spostò poi a Zelenyj Jar.
A seguito dei noti combattimenti (i giorni peggiori, secondo Osvaldo, furono il 21 e il 22 dicembre), il Battaglione si spostò ancora, a Kriničnoe (nel primo pomeriggio del 24 dicembre), dove gli alpini sciatori svolsero per lo più azioni di pattugliamento.
Il 28 dicembre vi fu il rientro a Rossoš’: Osvaldo testimonia che solo l'80ª Compagnia Armi Accompagnamento del
Monte Cervino rimase dislocata insieme all'8° Reggimento della Julia: il Plotone Comando, la 1ª Compagnia e la 2ª Compagnia tornarono - appunto - a Rossoš’.
In merito ai due ospedali che citi, e in aggiunta a quanto ha già riferito Maurizio, nel volume USSME sui Servizi Logistici delle nostre Unità al Fronte Russo (e, nello specifico, riguardo al servizio sanitario), a pag. 54 si legge:
"Il Centro Ospedalieri di Kharkov (Ospedali di Riserva 6 e 8, e Convalescenziario 2) era posto sulla linea seguita dagli sgomberi dopo la sistemazione autunnale del fronte del Don e aveva assunto importanza sempre maggiore. [...] Al 28 gennaio erano ricoverati negli stabilimenti funzionanti in quella città circa duemila degenti italiani che, in relazione all'andamento delle operazioni, venivano sgomberati per mezzo di treni-ospedale italiani e treni attrezzati italiani e tedeschi, mentre gli stabilimenti sanitari si accingevano a ripiegare.
Dopo il rientro nelle linee del Corpo d'Armata alpino (fine di gennaio), l'arrivo di tremila nuovi infermi fu prontamente fronteggiato; completatone lo sgombero, l'8 febbraio tutto il personale e il materiale furono trasferiti a Kiev, poi a Leopoli e Kolomyja."
Non vi è menzione specifica dell'Ospedale n. 10, però.
Cosa possiamo dire, quindi?
I giorni in cui Carlo Roglietti ebbe più probabilità di essere ferito credo fossero stati quelli tra il 17 e il 22 dicembre.
Non so se - essendo furiere del Plotone Comando - fosse poi stato impiegato nei pattugliamenti a Kriničnoe (che, tra parentesi, è la località denominata da molti alpini come Khrinitschnaja, o altre versioni analoghe).
Sicuramente - dopo il 28 dicembre, mentre il Battaglione si riposava e si riprendeva a seguito dei duri giorni precedenti - il sergente Roglietti ebbe minori occasioni di venire ferito. Ma non abbiamo grosse certezze, al riguardo.
Sono d'accordo con te che la ferita al braccio fosse stata curata in un primo momento in Ospedali da Campo situati nei pressi, e che Carlo fosse stato poi spostato gradualmente in altre strutture nelle retrovie (lo stesso è capitato, per una ferita molto grave al braccio, a un fante della Divisione Cosseria (
Antonio Careddu
).
Sul fatto che soltanto il 10 gennaio 1943 Carlo Roglietti giunse a Har'kov (Kharkov), ritengo che prima del ripiegamento del Corpo d'Armata alpino tutto sommato gli spostamenti nelle retrovie del Corpo d'Armata stesso procedessero senza intoppi eccessivi. Conoscevo un artigliere dell'11° Raggruppamento Artiglieria di Corpo d'Armata alpino (deceduto alcuni anni fa): era stato ferito insieme a un ufficiale mentre si trovava nell'osservatorio della sua Batteria.
Mi descrisse spostamenti non troppo complicati (nonostante la sua ferita fosse grave, al cranio), finché a Har'kov venne poi operato e, da lì, rientrò in Italia con uno degli ultimi treni-ospedale che lasciarono la città.
Mi fermo qui...
Un saluto.
Patrizia
P.S.
Per motivi di privacy non fornisco qui l'indirizzo del dottor Carlo Vicentini.