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Da 12 anni di prigionia nell'URSS, Enrico Reginato, Edizioni Canova, Treviso
Passarono altri due anni di attesa, diventata meno pesante in virtù dell'accordata possibilità di mantenere il contatto con la famiglia e con la Patria.
Un giorno mi giunse una cartolina con parole di saluto e di incoraggiamento firmata da due zii che fino allora non sapevo di avere. Zio Luigino, diceva la prima firma; zio Alcide, la seconda. Più sotto, mia sorella spiegava, in termini solo per noi chiarissimi, chi fossero in realtà questi congiunti.
Il saluto, in termini così affettuosi e umani del Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, e del Presidente del Consiglio dei Ministri, Alcide De Gasperi, colmarono il nostro cuore di conforto e di fiducia.
Ma l'incubo e il tormento di sapermi lontano, in terre inospitali, nelle mani di una nazione che nei miei confronti si mostrava ancora nemica, gravavano sempre sulla mia famiglia... fino al giorno in cui un telegramma dell'ambasciatore italiano a Mosca annunciò improvvisamente a mia madre che la liberazione era prossima.
Poche parole, partite dalla capitale dell'U.R.S.S. e allineate su una strisciolina di carta bianca, segnavano la fine di quell'incubo e di quel tormento, vissuti giorno per giorno, ora per ora, dal 1942 al 1954. Dodici anni!