Da La mia Russia - Diario di una guerra - Pensieri, ricordi, racconti della Campagna di Russia 1941-1943

Mario Veronesi, Italian University Press, Genova, 2009

  

Come in certe favole, rovistando tra vecchie cose nella cantina dei miei genitori, mi è capitata tra le mani una scatola di scarpe, legata con uno spago, che dimostrava tutti i suoi anni. Questa scatola conteneva i vent'anni di mio padre, conteneva la sua odissea in terra di Russia.

 

Scorrevano tra le mie mani vecchie fotografie che lo ritraevano a cavallo, con commilitoni, con donne e uomini russi... fotografie che mi portarono a ritroso nel tempo, e a migliaia di chilometri di distanza.

Fui colpito, in modo particolare, da un piccolo quaderno a righe, come quelli che si usavano una volta a scuola [...]. Dalla "traduzione" - uso questo termine, dato che moltissime parole erano illeggibili, ho voluto scrivere questo libro.

(Mario Veronesi)

 

Angelo Veronesi, classe 1916, autore di quel piccolo quaderno a righe, partecipò alla Campagna di Russia con il 4º Squadrone del Reggimento Savoia Cavalleria. Fu al Fronte Orientale dal 27 luglio 1941 al 26 marzo 1943 e venne promosso sergente il 13 novembre 1942.

 

[Dicembre 1941]

Ogni giorno un nuovo strato di neve si aggiunge al vecchio, trasformandosi ben presto in una solida lastra di ghiaccio che neppure le più violente picconate riescono a scalfire. Se ne parlerà a primavera, della sepoltura dei morti. A Woroscilowa i Russi prima di ritirarsi hanno distrutto sistematicamente porte e finestre di tutte le case che non sono riusciti ad abbattere completamente. Così anche quelle poche rimaste in piedi sono inagibili e costituiscono un insignificante riparo contro il freddo. I Russi tentano ogni notte di penetrare nelle nostre difese, in caccia di prigionieri. Sono azioni mirate allo scopo di sottoporci a una continua vigilanza, che fiacchi la nostra resistenza sia fisica che morale. Resistere più di un'ora a 30-40 gradi sottozero, all'aperto, con gli occhi sbarrati verso le ombre della notte, è umanamente impossibile. Scavare dei rifugi è un'impresa sovrumana, il terreno pare abbia la consistenza dell'acciaio. Gli attrezzi che abbiamo in dotazione andrebbero bene per scavare sulla spiaggia di Rimini, o lungo le rive del Po.

 

Santo Stefano. Il termometro segna 46 gradi sottozero e tira un vento così forte che non si riesce a camminare sulle strade ridotte a una lastra di ghiaccio. Alla distribuzione del rancio, se si porta subito alla bocca una cucchiaiata di minestrone, si resta col cucchiaio attaccato alla lingua; se invece si aspetta, nella gavetta si forma una sottile crosta di ghiaccio.

 

28 dicembre. Il Savoia [Cavalleria] è di stanza ad Awdiewka, dove speriamo di rimanere fino al ritorno della bella stagione.

 

31 dicembre. [...] Ora possono finalmente giungere in linea i pacchi di Natale inviati dalle famiglie lontane. Arriva anche la Befana. Sono già stati distribuiti i pacchi del treno "APE" [trasportava pacchi dono e generi di conforto per i nostri soldati al fronte, n.d.r.]. Vidussoni e altri gerarchi fascisti funzionarono da Befana. A noi arrivano i pacchi offerti dalla provincia di Milano, destinati soltanto ai milanesi dell'Arm.I.R. [essendo dicembre 1941, si trattava di C.S.I.R., e non di Arm.I.R., n.d.r.]. Ma il comando, in seguito, decise di accontentare nel possibile tutti, milanesi e non milanesi, e fatti i conti tocca un pacco ogni cinque soldati.

Il solito Caprara, sempre ben  informato, ci raccontò che in una postazione della Pasubio, posizionata in prima linea, dove - stranamente - la Befana-Vidussoni arrivò, furono distribuiti i pacchi mentre si girava il film propagandistico a cura dell'Istituto Luce. Naturalmente un pacco per ogni militare. Come la Befana ripartì, i pacchi furono ritirati e fu rifatta la distribuzione sulla base di un pacco ogni cinque uomini.

 

 


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