Eugenio_cutrEugenio Cutrì nel 1940Eugenio Cutrì, nasce a Fuscaldo (Cosenza) l'8 febbraio 1907.
Dottore in Medicina, specialista in pediatria, ufficiale sanitario dei Comuni di Carovigno e Mesagne, di quest'ultimo direttore del consultorio dell'ONMI.
Combattente in terra d'Africa nel 1935, dal 1939 al 1943 è ufficiale medico addetto a Compagnie di prima linea sui Fronti Francese, Jugoslavo e Russo.
Fu il tenente medico della 22ª Compagnia del IX Battaglione Genio Pontieri,
È sulle rive del fiume Don, in Russia fra il 1941 e il 1942, che il tenente Cutrì intuisce la sua passione per la pittura, grazie all'incontro di un pittore jugoslavo.
Le cassette di munizioni diventano i supporti dei suoi dipinti, che con immediata leggibilità raccontano cronache di guerra o nostalgie della terra natale.
Eugenio Cutrì si spegne a Mesagne l'8 aprile 1981.
La città di Mesagne gli ha dedicato, nel dicembre del 2002, una mostra retrospettiva presso il Castello Normanno Svevo.
La sua opera di pittore è in sintesi l'album biografico di un uomo che, nel periglioso viaggio della guerra, ha saputo ritagliarsi uno spazio di alterità.


Ecco due sue poesie composte sul Fronte Russo.

 

Natale di Guerra 1941

Fronte Russo

Turbina il vento, fischia la tormenta
e invan l'orecchio ascolta e il cuore aspetta
l'amico suono delle pie campane.
E l'occhio fìssa le dirute torri
ed il pensier si stacca dalla mente
e vola sulla steppa desolata.

E cola, vola verso il patrio suolo
dove raccolti in tacita preghiera
sono gli esseri cari.
E nel pensiero l'animo s'acqueta
e ascolta ancor l'orecchio
e il cuore aspetta.

Ed ecco all'improvviso s'eleva un canto

ed all'orizzonte appare un bagliore di fiamme.
"Sia pace a voi fratelli" dice il canto
"A voi che primi in questa terra riportaste la croce"

"Sia pace a voi che con le armi in pugno
difendete superbi questa fede.
Sia pace a voi che nel nome del giusto
immolaste la calda giovinezza."


Si fa sommesso il canto, ed il bagliore
che infiamma l'orizzonte si fa più vivo
ed in mezzo ad esso appare benedicente il Pargolo Divino.
China la fronte al suolo
dal nostro cuore si eleva la preghiera
"Benedici, O Signore, le nostre spose e i pargoli lontani.
Benedici le madri, i nostri morti e l'armi che difendono la fede da te dettata."

Turbina il vento, fischia la tormenta
ma nel cuore c'è la pace.
Ed al nostro orecchio giunge da lontano
l'amico suono delle pie campane.

 

***

 

Al Cappellano Don Lionello Del Fabbro
Fronte Russo – Settembre 1942

Ricordi, mio buon cappellano quel giorno lontano che insieme vagammo sul placido Don?

Ricordi quel bosco sì bello che il sole infuocato di mezzo settembre dorava silente?
Ricordi quel prato stepposo ove l'occhio ansioso cercò non invano ricordi sopiti del borgo lontano?
Ricordo: e tra i mille colori che il giorno lontano ho fissato, rivedo splendente di luce la piccola croce sul cuore poggiata.
Ricordo era notte e la luna rendeva il boschetto più bello.
Ad un tratto una voce ci disse: venite, è caduto un fratello.
Corremmo veloci con l'ansia nel cuore; tu avanti guidavi il drappello che andava a lenire il dolore.
Trovammo nel bosco il fratello, sul labbro affiorò la preghiera che tu, sacerdote e fratello, sapevi.
Noi muti venimmo vicini.
Soldati, tornate bambini.


 

Isba_cutriEugenio Cutrì - Olio su tela (cm 60x40)

 

 

 

 

 


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