di Patrizia Marchesini

 

Vi sono reparti che, pur avendo partecipato alla Campagna di Russia, sono sconosciuti ai più.

Quanto segue racconta di un artigliere − Enrico Marcatili − del CDLVI Gruppo di Artiglieria Appiedato.

Nel testo ho inserito alcuni brani tratti dalle lettere di Enrico per la moglie. D'accordo con il nipote di Enrico, signor Piero Marcatili (che ringrazio per avermi messo a disposizione tanto materiale), ho preferito non apportare correzione alcuna, nel pieno rispetto della spontaneità di Enrico, efficacissima nel raccontare e nel descrivere le emozioni che un uomo prova lontano dalla sua famiglia.

 

Enrico MarcatiliEnrico Marcatili, classe 1909, nasce a Monte Urano,[1] un paesino delle Marche raggomitolato intorno alla chiesa di San Michele Arcangelo e posto tra il Mare Adriatico e i Monti Sibillini.

È una persona semplice, fa il contadino; porta a termine il servizio militare nel 9º Reggimento Artiglieria; si sposa con Luigia e nel 1937 – quando viene mandato in Libia con il 21º Reggimento Artiglieria – il suo primo figlio, Bruno, ha undici mesi.

Nella primavera successiva rientra in Italia, sbarcando a Napoli il 20 marzo 1938. Richiamato alle armi il 20 marzo 1942, giunge di nuovo presso il Deposito del 9º Reggimento. Enrico di sicuro è inquieto, nel frattempo sono arrivati altri due figli – Giuliano, nel 1939, e Costantina, nel 1940 – ma a suo carico vi sono anche due sorelle e un fratello minorenni[2], nonché la madre di 60 anni, inabile. Teme di partire ancora una volta e il 10 aprile 1942 scrive una lettera all’Ufficio Matricola del reggimento. Spiega di essere l’unico sostegno economico per la famiglia, e di dovere lavorare sei ettari a mezzadria... per questo chiede se sia possibile essere posto in congedo illimitato.

 

 

 

Libretto di tiro 

 

Lettera indirizzata all'Ufficio Matricola 

 

Cara consorte vi fac[i]o sapere che mi sono risposto pure il vostro fratello Giuseppe [...] che pure si trova bene; si trova un po dispiacente che sono stato riciamato io perché simo lasciato linostri genitori soli; di tre figli non ci stiamo nesuno. Cara Luigia [...] non poso ritornare, solo vi manto queste mie fotografie per fare una conzolazione ai miei bambini, per vedere se mericonosce perché per ritornare io ci sarà tempo. [...][3]

 

 

La richiesta di Marcatili si rivelerà inutile: da Foggia – dove si trova con il 9º Reggimento Artiglieria – il 14 maggio viene trasferito ad Aversa, al CDLVI Gruppo Appiedato di Artiglieria, ma Enrico spera ancora, anche se intuisce che la partenza è imminente.  Infatti, proprio con il CDLVI Gruppo lascia l’Italia il 19 giugno 1942, diretto in Russia.

 

Cara consorte, vi facio sapere che partiamo tuti frapochi giorni, non sisa per dove doviamo partire; [...] ci sono fato la dunata che doviamo partire subito, ma adeso non sisa più niente, se quanto partiamo; dunque non penzate a niente che non vedemo lora che siparta via diqui perché si stano molto male [...].[4]

 

Cara consorte, io vi facio sapere che il giornale portava questa circolare, che tuti gliacricortori che – non avento nesuno a capo, con il padre inabile al lavoro e un fratello soto li dicioto hanni – gli aspeta il concedo. [...]

Cara consorte, io credo bene che già il padrone ve lo sono deto di quelo che diceva il giornale [...], il fatore [...] si potrebe informare di quarche cosa, quanto me risponti farmi sapere qualche cosa [...] che io sono come il cieco che speta laluce. [...][5]


Cara consorte vi facio sapere che ogi partiamo, a deso in questo momento; dunque non meri spontete finché non vi manto il mio interizo; non penzate male se non vi scrivo, dunque il viagio sono molto lungo [...].

Cara consorte, vi facio sapere che veri manto indietro li sordi perché neli potiamo portare, che questi che ciavemo non vale dove antiamo [...]; dunque veri manto 150 lire [...] non dovresti credere che io sono rimasto disperato, mi sono lasciato 180 lire in tasca. [...] non penzate per me che per me ci penzo io [...].[6]

 

 

 

Durante la permanenza al Fronte Orientale Enrico scrive alcune lettere: le sue preoccupazioni sono per la famiglia, per le difficoltà che la moglie si trova ad affrontare, con tre figli piccoli.

 

Cara consorte quanto meri sponti farmi sapere se come sono andata la metitura [...] e quanto batete, io spero che ancora non siete batuto per quanto prendete questa letera e se per caso siete batuto mi farete sapere se quanti quintali sono fato. Cara consorte vi facio sapere che sono fato un buon viagio [...] dunque non pensate per me che io sto bene, fatevi coragio e non penzate per me [...].

Cara consorte io vi sono scrito cinque o sei cartoline durante il viagio, non so se lavete ricevute tute [...].[7]

 

Alcuni tra i reparti impegnati al Fronte Orientale di rado sono, oggi, sotto la luce dei riflettori; di essi si sa poco e si parla ancora meno.

I Gruppi di Artiglieria Appiedati – e quindi anche il CDLVI Gruppo, cui apparteneva Enrico Marcatili – dipendevano dalle Tappe, che a loro volta dipendevano dall’Intendenza. [8]

Alle Tappe spettavano diversi compiti, per esempio “[...] provvedere alla vigilanza e alla protezione degli impianti, delle opere d’arte sulle vie ferroviarie, ordinarie e fluviali, degli stabilimenti d’interesse militare dislocati nella zona delle operazioni; vigilare e provvedere affinché autorità civili e popolazione civile osservassero leggi, regolamenti, bandi e ordinanze emanati dai comandi delle grandi unità per la sicurezza delle retrovie; provvedere all’impianto e funzionamento di speciali servizi per le truppe e i convogli di passaggio o in sosta; cooperare con gli organi esecutivi del Servizio Trasporti alla disciplina del traffico stradale.”[9]

Molte furono le difficoltà incontrate dal Servizio delle Tappe fin dall’invio al Fronte Orientale – nel luglio 1941 – del Corpo di Spedizione Italiano, poiché gli organi esecutivi delle stesse giunsero nella zona di scarico ferroviario contemporaneamente alle grandi unità del C.S.I.R.;[10] arduo, quindi, che potessero funzionare in maniera efficace fin dal primo giorno. C’erano i diversi materiali da scaricare, le grandi unità da avviare alle zone di radunata...

L’assistenza si rivelò talvolta carente, soprattutto in materia sanitaria, oppure per quanto riguarda il vettovagliamento e l’alloggio dei militari in transito o in sosta temporanea. Inoltre le Tappe, destinate a operare in ambiente internazionale (dove si parlava tedesco, romeno, ungherese, russo), avevano scarsa disponibilità di interpreti e in certi casi ne erano prive del tutto.

Durante il primo semestre di operazioni sul Fronte Orientale, nel quadro della guerra di coalizione, “la coesistenza con le varie organizzazioni militari tedesche sulle medesime linee di rifornimento e nei medesimi presidi faceva sì che nessuna azione potesse essere compiuta da parte italiana senza il benestare delle autorità germaniche.”[11] Le attività dei Servizi delle Tappe vennero di conseguenza frenate, facendo sorgere – per esempio – seri problemi nel reperire i locali necessari all’accantonamento di truppe e materiali.

Con la costituzione dell’8ª Armata, l’Intendenza Speciale C.S.I.R. si trasformò in normale Intendenza di Armata e i compiti affidati alla Direzione delle Tappe aumentarono in maniera considerevole. Il numero totale delle Tappe fu portato a 24 (di cui 10 Comandi di Tappa Speciale, idonei a svolgere compiti estesi e complessi). La Direzione delle Tappe assunse i compiti specifici di un Comando di Corpo d’Armata e di conseguenza dovette dedicarsi anche allo svolgimento burocratico di tutte le pratiche personali, amministrative e disciplinari relative al suo personale (circa 350 ufficiali e oltre 13.000 sottufficiali e soldati).

Le Tappe continuarono a occuparsi di vitto e alloggio per i militari in transito; spesso si trattava di migliaia di persone al giorno, in un ambiente che bombardamenti, cannoneggiamenti, saccheggi e sabotaggi avevano privato di ogni risorsa, e dove era necessario perfino cercare l’acqua nel sottosuolo, mentre gli alleati collaboravano poco o nulla.

Anche l’impiego e la custodia dei prigionieri affidati all’Intendenza come mano d’opera furono destinati alle Tappe che dovettero predisporre campi di concentramento, compito delicato quanto quello di sovrintendere all’amministrazione civile del territorio delle retrovie, alla sorveglianza della raccolta delle risorse locali e alla distribuzione di queste ai reparti, il tutto secondo le disposizioni varate dalle autorità germaniche, le quali esercitavano il loro potere sul territorio e vincolavano all’osservanza delle loro regole gli eserciti alleati.

 

Il CDLVI Gruppo di Enrico Marcatili giunge a Maschevaja e, insieme ad altri Gruppi di Artiglieria Appiedata e ai Battaglioni Territoriali Mobili (dipendenti anch’essi dal Servizio delle Tappe), viene impiegato in lavori di manovalanza e servizi di guardia. I convogli in arrivo dall’Italia – per i rifornimenti da destinare all’8ª Armata – si succedono a ritmo serrato. Viveri, munizioni, materiale del Genio vanno scaricati dai vagoni e caricati di nuovo sugli autocarri diretti ai magazzini, dove il tutto viene sistemato nella maniera opportuna.

Si calcola che – solo per quanto riguarda il Genio – i Battaglioni Territoriali Mobili e i Gruppi di Artiglieria Appiedata abbiano provveduto a mettere a posto 90.000 tonnellate di materiale.[12]

Per evitare la congestione delle linee ferroviarie, è necessario scaricare i treni al massimo in sei ore e gli uomini lavorano anche per 14 ore consecutive, con una media di cinque quintali all’ora per ogni uomo.[13]

 

[...] vi facio sapere che per scrive[re] questa lettera ci sono [messo] le mani tre vorte per poterla fenire a scrivere perché ciabiamo molto dafare, me scusassi tanto di come sono scrito, ma voi non penzate male che io sto molto bene [...][14]

 

L’8ª Armata avanza a poco a poco verso il Don. E, al seguito delle truppe, anche i vari servizi, nonché i Gruppi e i Battaglioni della Direzione delle Tappe, si spostano e si frammentano, dislocando Compagnie e Batterie dove più sono necessarie.

Nell’agosto 1942 il CDLVI Gruppo di Enrico Marcatili è a Vorošilovgrad.

 

Cara consorte, voi miavete deto che vi trovate scontenta che io non vi scrivo [...]. Io ogni due o tre giorni vi scrivo sempre di continuo... io sono tanto tempo che spetavo la vostra posta, finarmente sono rivata ogi e sono ricevuto due letere e una cartolina [...].

 

 

 

 

Cara consorte, voi miavete deto che siete fato li conti col padrone, io sono stato contento che liavete fati, maperò vi racomando di stare atenti di farli bene, e di non farvi frecare, per che il fatore sono molto a tacato a favore del padrone.[...] qui dove mi trovo io [...] solo ritor[nan]o queli che ciano qualche telegrama di morte [...], io in queste contezione non vorei mai tornare, vorei ritornare e trovarvi tuti in salute. [...] Cara consorte, vi facio sapere che noi partiamo di qui dove mi trovo, antiamo più avanti [...], non penzate male che dove antiamo sono meglio di qui dove stiamo [...].[15]

 

Il pericolo previsto di azioni di sabotaggio da parte di paracadutisti e/o partigiani sovietici, spinse il Comando ARM.I.R. a delegare all’Intendenza l’incarico di istituire appositi “Nuclei Cacciatori”, formati da volontari presi dalle unità territoriali dipendenti dal Servizio delle Tappe (Battaglioni Territoriali Mobili e Gruppi Appiedati di Artiglieria). Il numero complessivo dei volontari fu complessivamente quello di un battaglione, dislocato a Veselaja Gora, sulle rive del Donez, nei pressi di Vorošilovgrad, dove si svolse un breve periodo di addestramento.

Furono costituiti così sette Nuclei Cacciatori della forza di una ventina di uomini, comandati ciascuno da un ufficiale.


L’azione dei nuclei era complementare a quella dei Carabinieri e si valeva anche della collaborazione della Polizia ucraina. I risultati non mancarono e portarono alla cattura di paracadutisti e alla prevenzione di sabotaggi. L’opera, assidua e condotta senza durezza particolare, fece in modo che nelle retrovie dell’8ª Armata non furono commessi atti di sabotaggio.

 

Intanto Enrico Marcatili è preoccupato per la salute della mamma, che “va sempre pegio in pegio”.[16] Chiede alla moglie Luigia di non nascondergli niente: preferisce sapere come stanno veramente le cose. La esorta anche a informarsi, a parlare con il brigadiere, a spiegargli che la madre sta molto male e che è in “pericolo di vita, che stano per morire [...]”[17]. Spera ancora che la sua richiesta di congedo illimitato venga accolta; un giorno interpella persino il capitano comandante la sua Batteria, per sapere da lui se sia arrivata documentazione in merito. L’ufficiale risponde che, no, non è arrivato nulla e suggerisce che la moglie di Enrico utilizzi la “posta erea, così vi viene subito”, come Enrico stesso scrive poi a Luigia.[18]

 

Un accenno merita anche il Servizio delle Strade – inesistente presso l’Intendenza Speciale C.S.I.R. e istituito solo con la costituzione dell’8ª Armata – i cui compiti consistevano nel “provvedere nella zona delle operazioni ad adeguare le strade, per tracciato, opere d’arte, fondo e segnaletica, alla natura e intensità del traffico al quale erano soggette; compilare  tenere in giorno la carta della rete stradale esistente nella zona delle operazioni; rifornire e sgomberare i materiali occorrenti per l’esecuzione dei lavori.”[19]

L’interesse per il Servizio delle Strade deriva dal fatto che esso impiegò inizialmente il CDLI Gruppo d’Artiglieria Appiedato, su quattro batterie di circa 120 uomini ciascuna, non essendo disponibili in quel territorio né organi dell’A.A.S.S. (oggi A.N.A.S.), né imprese private. In realtà per i lavori necessari funzionava una sorta di Ufficio di Collocamento (controllato dall’autorità tedesca), il quale assegnava ogni giorno un numero di operai – scelti tra la popolazione locale – per la giornata seguente. Di fatto i presenti erano sempre in quantità inferiore a quella stabilita, né gli operai si presentavano con puntualità. Spesso capitava, inoltre, che le maestranze presenti un dato giorno non fossero le medesime del giorno precedente; quindi una parte delle prime ore di lavoro andava perduta per impartire le istruzioni necessarie ai nuovi venuti. In aggiunta i lavoratori andavano trasportati ai cantieri mediante autocarri, e il sabato pomeriggio e la domenica il personale non si presentavano al lavoro.

Ecco perché fu necessario ricorrere alla manodopera militare e l’Intendenza provvide assegnando al Servizio delle Strade il già citato CDLI Gruppo d’Artiglieria Appiedato.


È autunno avanzato. Luigia, in una lettera a Enrico, ricorda...

 

[...] in quella sera che sei partito tu e venuto tanto piove, pareva che feniva il mondo fra i lampi e troni e con il vento ce si magnava la paura [...].

 

 

 

Caro consorte, ti faccio sapere che siamo comperato il fiengrego, ne sono presi chili 15 a lire 7 e 5 centesimi [...].[20]

 

Enrico Marcatili e il suo CDLVI Gruppo alla vigilia del ripiegamento si trovano nei pressi di Rossoš’, come mostra una cartina dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. Il Gruppo è indicato in numeri arabi, invece che in numeri romani. Inoltre – secondo la legenda – quel 456 indica il Comando di un Battaglione Territoriale Mobile; non c’era – però – al Fronte Orientale un CDLVI Battaglione Territoriale Mobile, bensì il CDLVI Gruppo di Artiglieria cui era assegnato Marcatili.

 

Cartina USSME

 

Nella seconda decade di dicembre, il retrocedere della linea del fronte in conseguenza ai combattimenti della seconda battaglia difensiva del Don provocò tangibili riflessi sulla sorte delle Tappe.

“Rimasero coinvolte nel ripiegamento: la Tappa Speciale n. 302, di Kantemirovka; la Tappa Principale n. 32 di Scelistovka (il suo comandante e alcuni elementi parteciparono valorosamente alla difesa di Čertkovo, aggregandosi alla Colonna Manari un Battaglione di Complementi dei Bersaglieri – della quale seguirono la sorte insieme ai resti della Divisione Torino, forzando il cerchio assediante; la Tappa Speciale n. 300, di Čertkovo; la Tappa Speciale n. 303, di Millerovo e la Tappa Principale n. 14 di Olkovj Rog. Dislocata in quel paese a breve distanza da Millerovo, ripiegò su Tarasovka, dove si organizzò a difesa con i suoi diciotto uomini e pochi altri ritardatari che aveva raccolto.”[21]

In seguito l’attività delle altre Tappe rimaste nelle loro dislocazioni fu dedicata in primo luogo all’assistenza dei militari che ripiegavano, in manifeste condizioni di spossatezza per le fatiche e le difficoltà incontrate nel retrocedere della linea del fronte. Tale esigenza continuò per tutta la fase di movimento dal Don alla Russia Bianca.

La nuova situazione produsse un impegno ancora maggiore da parte delle unità territoriali, coinvolte non soltanto nella difesa di linee di comunicazione e degli impianti, ma anche nell’approntamento di postazioni per armi automatiche e anticarro, trinceranti, reticolati. “Oltre che a Čertkovo, Millerovo, Tarasovka, Starobelsk, esse fecero fronte ai Sovietici anche lungo la linea ferroviaria Starobelsk-Kondracevskaja, sul Donez, tra i ponti di Luganskaja e di Veselaja Gora.”[22]

 

Marcatili, purtroppo, non rientrerà a Monte Urano. Il foglio matricolare lo darà disperso durante il ripiegamento del suo CDLVI Gruppo dalla zona di Rossoš’.[23]

A casa, nel frattempo, era nata Anna Maria: Luigia, infatti, era in attesa del quarto figlio, quando Enrico era partito per il Fronte Orientale. Luigia, quando il marito scomparve, aveva 29 anni e non si risposò mai.

 

Ricerche ulteriori condotte dai familiari – soprattutto dal nipote Piero – porteranno a scoprire che Enrico era deceduto il 30 marzo 1943 presso l’ospedale n. 1149 di Belaja Kholuniza, regione di Kirov. L’ospedale, dove morirono 295 soldati italiani, era già operante nel 1941 per i feriti sovietici, ma venne destinato ai prigionieri di guerra a partire dal 1943, e fino al dicembre di quell’anno, quando venne trasferito in altra località.


Io non ò più che dirti, solo mi aresta a darvi tanti saluti a voi e li miei cari bampini, e fratelli e sorele, al mio padre, mamma, zii, zie e tuti in famiglia, al mio padrone [...] a tuti lamici e parenti [...], più chi domanta di me, Mario, Natalina Predicato, Marieta e il suo marito e il bampino, mi firmo per sempre il vostro aff.mo consorte.

Enrico Marcatili. Adio e tante bele cose.[24]

 


[1] All’epoca Monte Urano era in provincia di Ascoli Piceno, ora è in provincia di Fermo... ma dal 2014 è previsto l’accorpamento delle province di Macerata, Fermo e Ascoli.

[2] Ricordiamo che nel 1942 (e fino al 1975) la maggiore età si raggiungeva a 21 anni.

[3] Lettera del 5 maggio 1942.

[4] Lettera del 7 maggio 1942.

[5] Lettera del 26 maggio 1942.

[6] Lettera del 19 giugno 1942.

[7] Lettera del primo luglio 1942.

[8]Le operazioni delle Unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), USSME.

[9]I servizi logistici delle Unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), USSME, pag. 167

[10] Ibidem, pag. 168.

[11] Ibidem.

[12] Relazione sull’attività delle Direzione Tappe, giugno 1942-marzo 1943, USSME

[13] Ibidem.

[14] Lettera del 19 luglio 1942.

[15] Ibidem.

[16] Lettera del 26 settembre 1942.

[17] Ibidem.

[18] Ibidem.

[19]I servizi logistici delle Unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), USSME, pag. 201.

[20] Lettera di Luigia al marito Enrico, del 9 novembre 1942.

[21]I servizi logistici delle Unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), USSME, pag. 184.

[22] Ibidem, pag. 185.

[23] Il primo verbale di segnalazione di scomparsa porta la data del 30.04.1943, mentre il verbale di irreperibilità è del 10 maggio dello stesso anno.

[24] Lettera del 26 settembre 42.

 

 


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