C’è una vicenda della Campagna di Russia di cui pochi sono a conoscenza.
La storia di 77 autieri rimasti intrappolati a Stalingrado.
Facevano parte di due autoreparti, il 127° e il 248°, ai quali i tedeschi avevano richiesto aiuto per portare materiale bellico verso il fronte. Il primo dei due reparti partì all’inizio di novembre, il secondo a metà dello stesso mese.
I due reparti, accampati alla periferia di Stalingrado ridotta a un cumulo di macerie, non sono a conoscenza l’uno dell’altro, nonostante siano a pochi chilometri di distanza.
Soprattutto non sanno che il 23 novembre sono stati accerchiati dai russi. Per loro inizia una lenta agonia. I nostri vengono fatti prigionieri insieme a circa 200.000 tedeschi.
Assieme agli uomini del 127° e del 248° Autoreparto, finirono all’interno della sacca di Stalingrado altri due militari italiani, in forza all’ospedale da campo 251: il dottor Livio Catteneo e l’infermiere Ugo Machetto.
Dei 77 italiani prigionieri nella sacca solo in due, Walter Poli e Vincenzo Furini, riusciranno a tornare in Italia mentre gli altri giacciono in terra di Russa.
Una delle prime volte, se non la prima, in cui il loro caso comparve sui libri di storia, fu in Stalingrado, di Antony Beevor, del 1998. Parla diffusamente di alcuni autieri caduti a Stalingrado anche Alfio Caruso, nel suo libro Noi moriamo a Stalingrado, del 2006.
Altri Autogruppi hanno fatto missioni a Stalingrado sicuramente il 34° con più fortuna.
Sul sito
I segreti della storia
c’è l’elenco di tutti gli autieri intrappolati a Stalingrado.