Miei cari,
sono rimasta un po' indietro.
Ho letto ora tutti gli ultimi commenti e sono lieta che la discussione si sia ampliata e abbia ricevuto i contributi di Maurizio e Andrea Riva.
Da dove parto? :-)
Innanzitutto, grazie a Roberto che ha illustrato alcuni dettagli della propria ricerca e il materiale su cui si baserà la mini-mostra in programma per il prossimo aprile.
A proposito dei cinque punti che Roberto elenca verso la fine del commento e, nello specifico, riguardo alle due sponde del Don, confermo che quella tenuta dagli Italiani era - nel settore del Corpo d'Armata alpino e, con ogni probabilità anche in quello dell'89° Reggimento - morfologicamente più alta e sopraelevata, rispetto al fiume, mentre quella tenuta dai Sovietici era bassa e boscosa...
A Ornella dico che non deve scusarsi per le sue domande. Il forum esiste per questo, e deve essere scambio di informazioni, di pareri, di ipotesi possibili...
Ma, ovvio, dispiace non essere ferrati su tutto e, anche se mi è capitato di vedere le copie di alcuni Fogli Matricolari, non sono così competente sulla terminologia e sulla burocrazia militare.
Per fortuna qualcuno è venuto in mio soccorso ;-)
In quanto alla risposta fornita da Maurizio, e al suo accenno a Monza, devo dire che la città (e soprattutto un suo quartiere, Triante) erano stati tirati in ballo perché il papà di Ornella aveva appuntato il nome e l'indirizzo di un suo amico o commilitone, e si era cercato di aiutarla a rintracciare lui o la sua famiglia. La scansione di quell'appunto è allegata al commento iniziale di questa discussione.
Sono grata ad Andrea Riva che, come il solito, è intervenuto in modo molto efficace e chiaro.
Mi sembra che la sua ipotesi sul 9° Deposito provvisorio e sulla data di parificazione risalente al 1944 sia molto plausibile...
Concordo, inoltre, con le ulteriori spiegazioni di Andrea in materia di campi contumaciali.
Ho ricevuto testimonianza da alcuni reduci del Corpo d'Armata alpino in merito al rimpatrio e tutti hanno sottolineato di essere stati sottoposti a una prima disinfestazione a Brest Litowsk (poi ripetuta in Patria), e di essere rimasti per un certo periodo nei campi contumaciali, dove quei familiari che ebbero la possibilità di raggiungerli poterono parlare loro soltanto al di là di un reticolato.
Vero che anche gli abiti subirono un attento processo di pulizia (non dimentichiamo che i nostri soldati erano piedi di pidocchi).
Come testimoniò il colonnello Carloni - che era il comandante del 6° Reggimento Bersaglieri al momento in cui quest'ultimo ripiegò, e che fu al comando di una colonna in ripiegamento che da lui prese nome - in alcuni casi si procedette alla sostituzione in toto delle divise con altre nuove e pulite, ma raccogliticce; i nostri militari - come raccontò Carloni (non mi ricordo dove l'ho letto... non ho il suo libro) - non presero bene tale provvedimento. Pur lacere e sporche quelle divise erano divenute il simbolo di quanto i nostri avevano patito durante il ripiegamento, e il rivestirli con altre (magari di reparti diversi) fu per loro come il tentativo di cancellare o svilire ciò che avevano appena vissuto.
Mi fermo. Un saluto a tutti, e grazie.
Patrizia