Nel tentativo di dare informazioni il più possibili complete, ecco quanto ho trovato a proposito del Battaglione Edolo nella relazione del colonnello Giuseppe Adami, comandante il 5° Reggimento alpini (cui il Battaglione era assegnato, come ha scritto Maurizio).
La relazione è disponibile in Fronte Russo: c'ero anch'io, volume 2°. Il libro - piuttosto noto, e a cura di Giulio Bedeschi - è edito da Mursia.
Innanzitutto già il 15 gennaio 1943 - prima, quindi, dell'inizio del ripiegamento - due pattuglie del Battaglione rinforzate da guastatori effettuano un'incursione sulla riva sinistra del Don (su cui sono schierati i Sovietici) per distruggere due centri di fuoco e catturare, se possibile, prigionieri.
L'azione ha successo, per quanto riguarda gli obiettivi... una pattuglia rientra, con un ferito.
L'altra, comandata dal sottotenente Raiteri, cade in parte nelle mani dell'avversario, dopo essersi spinta di sua iniziativa nel fitto del bosco.
Il 16 gennaio i Sovietici aprono un fuoco violento (artiglieria e mortai), seguito da un assalto sui capisaldi Foresto e Lovere del Battaglione Edolo. Gli alpini reagiscono con prontezza, ma nell'azione muore il comandante della 52ª Compagnia, il capitano Gino Fannucchi. Gli attacchi proseguono durante la giornata e anche la mattina del 17 gennaio.
Alle 17.00 del 17 gennaio inizia il ripiegamento. Il Battaglione Edolo comincia ad arretrare lasciando un terzo della propria forza in linea, per ingannare gli avversari e per proteggere lo sganciamento delle truppe. Questo accorgimento è adottato anche dal Tirano e dai Gruppi di Artiglieria Valcamonica e Bergamo.
La direttiva è quella di Sirotovka.
Durante la notte sul 18 gennaio 1943, nuovo attacco sulle posizioni del caposaldo Foresto. Adami elogia l'operato degli elementi dell'Edolo rimasti di retroguardia. Questi ultimi, all'alba del 18 gennaio raggiungono Podgornoe, come da accordi.
19 gennaio. Alle 13.00, nei pressi di Skororyb, l'Edolo si porta in testa della colonna e concorre all'attacco di una formazione sovietica (cinque carri armati). Il paese è conquistato.
20 gennaio. L'Edolo, giunto a Postojalyj, ne riparte.
21 gennaio. Novohar'kovka. Gli uomini dell'Edolo e del Tirano dal 17 gennaio hanno potuto riposare solo poche ore (a Skororyb) e sono molto stanchi.
Adami evidenzia una situazione critica: le slitte al seguito sono già insufficienti per trasportare le munizioni, i viveri e i feriti.
Alle ore 14.00 si riprende la marcia. In testa il Tirano. A seguire l'Edolo e il Morbegno (che, in precedenza a supporto della Divisione di Fanteria Vicenza, è tornato nell'organico del 5° Reggimento alpini).
Alle 20.00 del 21 gennaio, la colonna arriva a Krazovka.
22 gennaio. Alle sei del mattino si riparte con l'Edolo in testa. All'uscita del paese numerosi sbandati delle altre Divisioni alpine, di vari reparti del Corpo d'Armata Alpino e/o della Divisione Tridentina - nonché aliquote tedesche e ungheresi - ostacolano l'ordinato incolonnamento..
Più tardi, nel procedere verso Seljakino, si notano carri armati e autoblindo sovietici che mirano al fianco delle truppe impegnate nell'attacco di tale località. Il Battaglione Edolo viene inviato per contrastare tale minaccia.
Adami loda la manovra del maggiore Belotti - comandante il Battaglione suddetto - che riesce a conquistare l'abitato di Lessikov (sulla sinistra di Seljakino), per poi proseguire sulla destra, fino a Seljakino stessa.
L'azione dell'Edolo suscita l'ammirazione di tutti gli ufficiali tedeschi presenti che hanno avuto modo di assistervi da una certa distanza, insieme al generale Nasci (comandante il CdA alpino).
Raggiunta la località da Edolo e Vestone (quest'ultimo assegnato al 6° Reggimento alpini), si verifica un nuovo attacco di autoblindo e carri sovietici. La piazza di Seljakino - in cui si stanno riordinando i reparti - viene sgomberata. Il momento è confuso a causa della fuga degli sbandati.
La Compagnia Armi Accompagnamento dell'Edolo, il Gruppo Valcamonica e l'82ª Compagnia Cannoni della Tridentina si mettono in posizione. La Compagnia A.A. dell'Edolo riesce a mettere fuori uso un carro armato.
L'avversario desiste - almeno per il momento - dall'attacco.
La colonna procede gradualmente.
23 gennaio. Dopo essere giunti a Žabskoe alle 24.00 del 22.01.43, alle cinque del mattino il colonnello Adami lascia tale località. Riesce a parlare con i comandanti del Tirano e dell'Edolo che lo avvertono di non essere stati raggiunti dalle relative salmerie.
Intanto, come noto (non mi dilungo su questo ulteriore tema) il Battaglione Morbegno sembra essere svanito. Come noto poi si saprà che ha preso la strada di Varvarovka, dove verrà quasi completamente annientato. Stesso itinerario e stesso destino sembra essere stato quello delle salmerie dei Battaglioni Tirano ed Edolo, mancanti all'appello.
Il colonnello Adami raggiunge Malakeevka e riprende a muovere alle cinque del mattino del 24 gennaio.
Nuovo sbarramento sovietico, che impedisce il passo al 6° Reggimento alpini. La sera, alle 20.00, si arriva a Roman'kovo.
25 gennaio. si riprende la marcia, con l'Edolo in testa, supportato da una Batteria di artiglieria.
C'è il sole e questo sembra ridare fiducia agli uomini. La temperatura, senza il solito vento, è un pochino mitigata.
Nelle prime ore del pomeriggio, il 5° Reggimento sosta a Nikitovka. Si predispone la partenza per il giorno successivo (ed è già previsto l'attacco a Nikolaevka da parte del 6° Reggimento alpini che la notte, però, si ferma ad Arnautovo, un abitato poco più avanti sulla strada di Nikolaevka).
Nelle ore notturne, come noto, i Sovietici assaltano Arnautovo. Il Battaglione Tirano muove su ordine di Adami e, a prezzo di gravi perdite, concorre alla difesa di tale località.
Anche Nikitovka è assalita.
Il Battaglione Edolo è fortemente ostacolato da slitte, automezzi, uomini accalcati e non riesce a muoversi in modo rapido.
26 gennaio 1943. Si prosegue verso Nikoalevka. Il 6° Reggimento, intanto, come da ordini sta andando all'attacco, ma non riesce a conquistare in maniera definitiva l'abitato.
Il concorso di tutte le truppe disponibili - e dell'Edolo - è urgente.
Si avvicina il tramonto. L'Edolo, finalmente, arriva e si butta nella mischia; con la 51ª Compagnia a destra e la 50ª a sinistra oltrepassa i binari della ferrovia...
Sappiamo cosa accade poi. Anche la massa degli sbandati rotola verso Nikolaevka. I Sovietici retrocedono e la città è presa.
La colonna del 5° Reggimento alpini, con l'Edolo in testa, riprende a muovere il mattino seguente, alle cinque.
Nonostante l'esito dello scontro del giorno prima, non si è ancora fuori dall'accerchiamento e bisogna procedere in fretta.
Vi sono altri sbarramenti, e altri focolai di resistenza nemica, che si accaniranno sulla coda della colonna.
I resti del 5° sono in salvo - così come gli altri sopravvissuti dell'intero Corpo d'Armata alpino - il 31 gennaio 1943, quando ricevono per la prima volta dopo l'inizio del ripiegamento viveri regolarmente distribuiti.
Feriti e congelati vengono sgomberati in camion.
Secondo i tristi e necessari conteggi del colonnello Adami, il 5° Reggimento alpini ha perso - nel periodo 15-31 gennaio - circa 3.000 uomini, tra caduti accertati e dispersi.
I feriti e i congelati sono più di mille.
Per fare un confronto, nel periodo 26 agosto 1942 - 15 gennaio 1943, i caduti erano stati 52 e 192 i feriti. Nessun disperso.
Come ho detto all'inizio, mi sono limitata a un'esposizione schematica degli eventi che videro il coinvolgimento dell'Edolo dal 15 al 31 gennaio 1943, così come li ha descritti il colonnello Adami. Leggendo tra le righe è chiaro che vi è tanto di più, e che quegli uomini affrontarono giornate che definire difficili è solo un arido eufemismo.
Un caro saluto.
Patrizia