Buonasera, Simone.
Riguardo ai suoi diversi quesiti, segnalo l'intervista all'allora sottotenente Marco Razzini, assegnato alla 17ª Compagnia del Battaglione Dronero.
Può leggerla cliccando sul link seguente:
www.unirr.it/testimonianze/502-intervista-a-marco-razzini
Vi sono accenni sia al maggiore Agostino Guaraldi (promosso poi tenente colonnello) - che era il comandante del Battaglione Dronero - sia a Don Stefano Oberto, cappellano del Battaglione.
Guaraldi, nato a Cento (FE), risulta deceduto in prigionia (data ufficiale di decesso, assegnata da Mindifesa: 31 marzo 1943).
Marco Razzini rammenta di avere visto per l'ultima volta il proprio comandante di Battaglione a Valujki, dopo la cattura... e purtroppo non era in buone condizioni di salute.
Non so dirle se la morte di Don Stefano Oberto, avvenuta a Oranki il 5 (e non il 15) aprile 1943, possa avere attinenza con l'eventuale cattura e con l'altrettanto eventuale decesso di Deglause in prigionia.
Purtroppo quando si parla di
dispersi troppo spesso il ventaglio di ipotesi è molto ampio e pochissime (se non nulle) le certezze.
In merito, invece, all'ultimo punto... mi sento costretta a rimarcare una volta di più il mio punto di vista: pur comprendendo il valore affettivo che il piastrino militare assume, in modo specifico quando parliamo di un nostro soldato di cui si sono perse le tracce, bisogna rammentare che l'interesse suscitato da tali cimleli in anni recenti ha portato a un grosso incremento dell'e-commerce dei piastrini.
Ogni volta che vengono compiuti scavi non autorizzati e indiscriminati, ogni volta che cimeli simili vengono asportati dal terreno si perde in qualche modo la possibilità di dare un nome a eventuali resti di nostri militari...
Certo, se si parla di piastrini reperiti nei pressi del campo di Uciostoje la cosa ha sfumature un po' diverse, perché chi morì in quel campo venne sepolto in grandi fosse comuni, privo di elementi utili all'identificazione (così come accadde a tutti coloro che si spensero nei primi mesi del '43, quando la mortalità in prigionia era elevatissima) e si potrebbe anche dire che purtroppo i resti di chi morì a Uciostoje non verranno - temo - mai esumati, perché non sarebbe possibile dare loro un nome (e nemmeno accertare la nazionalità dei resti).
Tuttavia io personalmente non mi sento di azzardare nulla e concluderei con una lettera scritta anni addietro dall'allora Commissario Generale per le Onoranze ai Caduti, generale Vittorio Barbato.
Ritengo che i contenuti siano ancora in gran parte condivisibili (anche se ciò è un mio punto di vista soggettivo).
Un saluto.
Patrizia