× Richieste di aiuto nelle ricerche

Tomba di Bonvicini Mario

15/05/2020 07:45 #1 da Mauro
Tomba di Bonvicini Mario è stato creato da Mauro
Mario Bonvicini
nato nel 1915 a Cognola (Trento)
Figlio del sagrestano di Civezzano Leone, Disperso in Russia.
Soltanto alcuni anni fa cercando su internet sul sito onorcaduti leggo che mio zio è sepolto a ORSK cittadina nella regione di Orienburg una regione a sud est di Mosca. Il mese scorso come familiari dello zio Mario siamo invitati a un convegno sui dispersi in Russia dove con stupore e commozione veniamo a sapere attraverso i documenti russi conservati nei lager la sua storia di prigioniero di guerra. Eccola: Dalla scheda del lager n. 100 di Bielovolsk regione Ciuvaska, tradotta dal giovane storico russo Alexander Kondrashev e consegnataci dal giornalista RAI Stefano Mensurati ci racconta che lo zio fu catturato a Rossoch il 26 gennaio 1943, faceva parte della divisione Vicenza, 278 reggimento di fanteria, 2 battaglione con il grado di caporale e aiutante del comandante. La scheda ci informa inoltre il luogo di nascita: Ponte Alto di Cognola, Trento, la residenza a Civezzano, la professione: muratore carpentiere, l’educazione generale: 6 classi di scuola elementare e 2 di seminario e l’iscrizione alla gioventù fascista.
Il 30 maggio 1943 giunse all’ospedale 3655 di Arsk in Kazan e da qui il 11 luglio 1943 trasferito al lager 26 di Ciuamà in Uzbekistan. Il 19 ottobre 1944 trasferito al lager 260 di ORSK dove giunge il primo novembre 1944. Lo zio è morto il 31 luglio 1945 a guerra finita per distrofia di III grado. Sepolto nel cimitero del lager, quadrato I tomba 24. Stiamo cercando di sapere se esiste ancora il cimitero di questo lager.

Accedi o Crea un account per partecipare alla conversazione.

01/06/2020 10:31 - 01/06/2020 14:38 #2 da Patrizia Marchesini
Risposta da Patrizia Marchesini al topic Tomba di Bonvicini Mario
Buongiorno, Mauro.

Nel data-base ufficiale del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti e nell'elenco caduti e dispersi disponibile in questo sito (elenco, lo sottolineo sempre, basato su dati Mindifesa) Mario Bonvicini, classe 1915, risulta nato a Trento (non viene menzionata, cioè, la frazione di Cognola).

Il caporale Bonvicini era assegnato al 278° Reggimento Fanteria della Divisione Vicenza, la sfortunata Grande Unità che - giunta al Fronte Orientale tra l'ultima decade del settembre 1942 e la prima decade di ottobre dello stesso anno con mere funzioni di presidio nelle retrovie - sarebbe poi stata assegnata al Corpo d'Armata alpino a inizio dicembre. Alcuni suoi reparti sperimentarono la prima linea, supportando i reparti alpini sul Don; altri rimasero in seconda schiera e altri ancora vennero posti a difesa della città di Rossoš' (sede del Comando di Corpo d'Armata alpino).

La Divisione Vicenza, dal 17 gennaio 1943, iniziò ad arretrare insieme al suddetto Corpo d'Armata.
Le vicende che la videro coinvolta sono raccontate nel libro La Divisione alpina Cuneense al Fronte Russo (1942-1943), scritto da Carmelo Catanoso e Agostino Uberti.
Non deve stupire che una pubblicazione sulla Cuneense riguardi anche la Vicenza: il Battaglione alpino Pieve di Teco (di cui Carmelo Catanoso era il comandante) era stato posto a supporto temporaneo della Divisione Vicenza e con essa ripiegò a partire dal 17.01.43.
Agostino Uberti, co-autore del volume, era Capo di Stato Maggiore della Divisione Vicenza.
Entrambi gli ufficiali, catturati dai Sovietici, sopravvissero alla dura prigionia.
Il libro è ormai di rarissima reperibilità, ma le sarà possibile leggerlo usufruendo del prestito inter-bibliotecario (chieda alla sua biblioteca).

Dedichiamoci ora a Mario.
Avevo sentito, pochi anni addietro, del lavoro di ricerca intrapreso dal giornalista Stefano Mensurati e sono lieta che, grazie a lui, abbiate ricevuto copia di svariati documenti.
Immagino la vostra emozione!
Il II Battaglione del 278° Reggimento era dislocato in seconda schiera (ma non ho capito se nel settore della Divisione Tridentina o in quello della Cuneense).

Una breve storia della Divisione Vicenza è disponibile qui:
www.campagnadirussia.info/documenti/testi/testi-a-cura-di-silvia-falca/

Mi lascia perplessa la data di cattura (26.01.1943) a Rossoš': la città venne attaccata dai Sovietici il 15 gennaio '43 e il 16 - dopo un attacco ulteriore - cadde in mano avversaria, senza essere mai più riconquistata.
Il 17 gennaio, come ho detto, il Corpo d'Armata alpino e gli svariati reparti posti alle sue dipendenze iniziarono ad arretrare.

Per intenderci, la Tridentina (insieme ad aliquote di altri reparti) quel 26 gennaio affrontò la notissima battaglia di Nikolaevka e i resti della Cuneense erano in vista di Valujki (dove moltissimi sarebbero stati catturati).
Quindi, perché Mario il 26 gennaio si trovava a Rossoš'?
Siamo nel campo delle ipotesi pure... Forse, ferito o congelato (o comunque nell'impossibilità di proseguire) era stato accolto presso una famiglia che lo aveva aiutato e nascosto? Sappiamo che molti nostri soldati ricevettero aiuto in tal senso.
Ma prima o poi - per timore di ritorsioni da parte del regime di Stalin - chi diede un simile e generoso supporto ai militari italiani esortò poi i militari stessi a consegnarsi come prigionieri.
Oppure Mario era ricoverato in un'ospedale da campo italiano della città e, passata la bufera seguita alla caduta di Rossoš', i Sovietici cominciarono a smistare verso i campi di prigionia i feriti e i congelati in grado di muoversi.

In merito ai lager in cui il caporale Bonvicini trascorse quegli anni (che sappiamo essere stati purtroppo durissimi), sono in grado di fornirle pochi dettagli...

A Belovosk, oltre al campo 100, aveva sede anche il campo (ospedale?) 3064.
Erano dislocati sul Volga a monte di Kazan e vi morirono (secondo i dati ufficiali) 325 prigionieri di guerra italiani.

Il campo ospedale 3655 di Arsk si trovava sul medio corso del Volga, nella Repubblica della Tataria, a oriente della città di Kazan e 70 chilometri a valle della città di Gorki.
Ufficialmente - secondo i dati in possesso del Commissariato Generale - vi si spensero 401 Italiani.

Su Arsk, in questo sito, è disponibile un articolo, relativo al viaggio che - nel 2014 - vi fece Pier Luigi Delvigo.
Di seguito il link per accedere al testo: www.unirr.it/viaggi/338-2014-l-ospedale-n-3655-di-arsk-nel-tatarstan

Il campo 26 di Čiuamà era al confine con Cina e Afghanistan. Oggi il luogo in cui il campo era dislocato dovrebbe trovarsi entro i confini uzbekii.
Ufficialmente vi morirono 67 prigionieri italiani.

Infine, il campo 260 di Orsk. Situato a sud degli Urali, al confine con l'odierno Kazakhstan, vi morirono ufficialmente 31 nostri connazionali.
Tra essi, Mario... il suo decesso nel 1945 - a pochi mesi dall'inizio del rimpatrio dei pochissimi prigionieri sopravvissuti - pare una beffa atroce.
Morire per distrofia significa, in pratica, morire per deperimento organico dovuto alla fame. Al contrario degli ufficiali (che, una volta radunati a Suzdal', ricevettero un trattamento compatibile con la vita), sottufficiali e truppa soffrirono sempre per un'alimentazione nella maggioranza dei casi inadeguata e insufficiente, e usufruirono di un'assistenza sanitaria (all'inizio pressoché nulla) spesso molto scarsa (pur con qualche rara eccezione).

Grazie al sistema WebGIS disponibile nel sito www.plini-alpini.net ho desunto una cartina in cirillico, in cui ho evidenziato la città di Orsk.



Può sfruttare lei stesso il sistema WebGIS (webgis.iia.cnr.it/CampagnadiRussia/map_default.phtml) per creare mappe personalizzate in base a diversi parametri (per esempio, sarà in grado di verificare la dislocazione della Divisione Vicenza nel dicembre 1942, dopo l'assegnazione al CdA alpino).

Di seguito, invece, una cartina ricavata da Google Maps, che evidenzia la posizione di Orsk rispetto a Orenburg (capoluogo della regione omonima).




Un percorso di prigionia abbastanza simile a quello del caporale Bonvicini fu quello del fante Mario Levati (Divisione Sforzesca): catturato nell'agosto '42 durante la Prima Battaglia Difensiva del Don, fu inizialmente portato al campo 50 di Frolovo (150 chilometri a nord di Stalingrado); poi fu trasferito a Belovosk, Čiuamà, Orsk e, in seguito, al campo 262 di Gur'ev.
Sulla strada del rimpatrio, fu di passaggio al campo 69 (località sconosciuta). Mario Levati, purtroppo, morì pochi anni dopo il rientro in Italia.

Può leggere il racconto della figlia di Mario Levati cliccando qui:

www.unirr.it/testimonianze/331-un-fante-racconta-storia-di-mario-levati

Notizie ulteriori su questi campi può forse reperirle presso il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti, cui chiederei come mai a loro risulta, come data di decesso, il 30 marzo 1945 (invece del 31 luglio che emerge dai documenti russi). Grazie a Onorcaduti e ai Memoriali Militari di Mosca, potrà capire se l'area cimiteriale del campo 260 sia ancora visibile/visitabile.

Cordiali saluti.


Patrizia
Allegati:
Ringraziano per il messaggio: Mauro

Accedi o Crea un account per partecipare alla conversazione.

Moderatori: Maurizio ComunelloPatrizia Marchesini

Usiamo i cookies per migliorare il nostro sito e la vostra esperienza nell'utilizzarlo. I cookies usati per le operazioni essenziali sono già stati impostati. Per ulteriori informazioni sui cookies che utilizziamo e su come cancellarli, leggete la nostra privacy policy.

  Accettate i cookies da questo sito?