Facendo seguito alla cortese richiesta della sig.ra Marchesini posto una prima parte dei racconti che mio nonno mi ha fatto della sua avventura in Russia sul fronte del Don.
Mio nonno classe '19 di nome Vittorio era un minatore e contadino nato e vissuto sulle colline di Piacenza. Da questa zona, storicamente, sia prima che dopo la Guerra tutti finivano nel corpo degli alpini, nella Julia per essere più precisi, così infatti sarà per la naia di mio padre così è stato per quasi tutti i miei amici, io invece ho optato per il servizio civile. Detto questo mio nonno è finito nel XV Battaglione Guastatori di Fanteria alle dirette dipendenze del XXXV Corpo di Armata in Russia. E' finito li, e non negli alpini, perchè negli anni in cui lavorò in miniera prima della guerra aveva preso dimestichezza con gli esplosivi tanto da avere un patentino per l'uso degli stessi che conserviamo ancora oggi. Aveva un'istruzione discreta, per gli standard dell'epoca, infatti si vantava di aver fatto la 4 elementare serale, mentre l'obbligo formativo si completava con la terza. Aveva iniziato a lavorare in miniera in quanto a poche centinaia di metri dal piccolo centro ove risiedeva vi era una piccola cava di calce, e lo stipendio che prendeva gli consentiva di arrotondare la dura vita di contadino.
Prima del fronte Russo, fu mandato per qualche mese a Mentone sul fronte francese ove di fatto non ebbe contatto con il "nemico" in quanto la Francia era praticamente sconfitta quando Mussolini dichiarò guerra. Di questo periodo, oltre una bella foto scattatagli sul lungo mare di Mentone, ricordava il fatto che il suo gruppo, era stato alloggiato in un ristorante il cui proprietario gli aveva detto che potevano fare ciò che volevano ma si era raccomandato di non rompere i grossi specchi. Così lui ed i commilitoni vissero una sorta di vacanza al mare dando fondo alle riserve del ristorante e, cosa che ricordava con grande divertimento, alla fine di ogni pasto anzichè lavare i piatti li buttavano in un vicino canale, tanto il ristorante aveva centinaia e centinaia di piatti...... Terminata la parentesi francese fu rispedito a Roma ove dopo un breve periodo venne sorteggiato per andare in Russia. Il suo racconto parte da qua : " Eravamo tutti li nello spiazzo all'interno della caserma, ci dissero che avrebbero comunicato i nomi di chi sarebbe andato in Russia, i nomi erano in ordine alfabetico, quando arrivarno alla mia lettera cominciai a fremere ed infine sentii il mio cognome e nome, reagii con un'imprecazione! Qualche giorno dopo tutti noi dell'ARMIR fummo salutati dal Principe Umberto che strinse la mano a tutti me compreso".
Del viaggio di trasferimento non mi ha fatto particolari racconti, era stato lungo e noioso, viceversa era ovviamente stato colpito dalla vastità della steppa e, me lo ripeteva sempre, dalla estrema povertà dei russi che gli parevano arretrati rispetto ai suoi standard, una cosa che l'aveva colpito molto era il fatto che i russi non avevano posate in acciaio e stoviglie in ceramica ma avevano tutto in legno dal cucchiaio al piatto al bicchiere. Appena arrivato nelle retrovie del fronte ebbe il suo primo drammatico "incontro" con le truppe tedesche. Mi raccontò che :" Arrivammo, camminando a piedi, in un punto di ritrovo nelle retrovie del fronte sul Don, qui un sottoufficale tedesco aveva allineato una cinquantina di persone uomini e donne anziani e bambini erano legati l'uno all'altro sul ciglio di una enorme fossa, il sottoufficiale alla vista del battaglione italiano, sghignazzando ed in un italiano stentato disse ad un Srg. forza fammi vedere come li ammazzi tutti! Quello esitò un pò poi chiese di cosa erano accusati cosa avevano fatto, il tedesco disse che erano ebrei erano animali inferiori e visto che il Srg italiano non fece nulla, il tedesco sempre sghignazzando scaricò l'intero caricatore del suo mitra su quel gruppo di poveretti che caddero nella fossa comune, poi si avvicinò al ciglio e cambiato il caricatore fece un altra raffica." Dalla loro posizione non potevano vedere l'interno della fossa così si avvicinarono guardando e videro con orrore centinaia di corpi, mentre un soldato camminava su di loro dando il colpo di grazia ai moribondi. Con altrettanto orrore si accorsero che la fossa che vedevano era in realtà lunghissima in quanto i tedeschi avevano man mano fatto coprire le precedenti fosse una volta piene di cadaveri.
Questo fu dunque il "battesimo" alla guerra di mio nonno, vide che mostri erano i nostri "alleati".
Fine Parte 1
Massimo e Vittorio.