TRASCRIZIONE:

 

Ci han portato in Mordovia.

 

E come si chiamava il campo?
58/6 [Tëmnikov].
Per prima cosa ci han dato da bere acqua bollita, perché quella non si poteva bere cruda, così, perché era marcia.
La facevano bollire e ce la davano in un gavettino. Era buona anche quella, ma...
Ah, ne son successe di cose.
E alle undici ci davano un gavettino di quella che sembrava la stessa acqua, ma era invece zuppa di verze o di cavoli.
Era appena verde, non c'era niente sul fondo. Si mangiava un pezzetto di pane così.

 

Siete andati avanti così per quanto tempo?
Lì ne sono morti tanti.
Noi eravamo solo in quattrocento, in quel campo lì. Era il campo dei Romeni, e siamo stati anche fortunati, perché non so...
Trattati male come altri, noi non siamo stati.
Noi stavamo abbastanza bene.
Di quattrocento in quattro mesi che siamo rimasti in quel campo là, siamo rimasti in duecento e poi siamo andati al 58/6, dove c'erano gli Italiani.

 

E le guardie come vi trattavano?
Le guardie ci trattavano bene, erano anche buone, ma era il mangiare, il problema, e la neve, fuori, alta così!
Eravamo a piedi scalzi, c'era chi aveva delle fasce un po' intorno ai piedi.

 

Vi facevano uscire per fare lavori, quindi?
Nel bosco a portare legna! Portarla alla stazione. C'era una stazione del trenino che passava. Si portava la legna, la caricavano e la portavano chissà dove.
E poi si prendeva allo stesso modo la legna che serviva a noi. Era verde! Ma bruciava anche se era verde.
Di notte si spegneva tutto.

 

Era freddo, quindi.
Freddo, ma [avevamo] anche paura dell'incendio, perché le baracche erano di legno, era tutto di legno, e allora c'erano dentro due pompieri russi che venivano con un secchio di acqua.

 

C'erano malattie?
Malattie non ce n'erano mica, ma era tutta una malattia, perché c'era l'ordine di andare avanti di camminare, di sbrigarsi.

 

Non c'erano medici o qualcuno che curasse?
C'erano, sì, ma erano medici tanto per per dire che c'è un medico.
Non avevano nessun medicinale.
Nei campi di concentramento, i primi tempi eravamo come le bestie. Si buttavano dentro tutti quelli che potevano entrarci.
Eravamo ammucchiati. Si dormiva così: ci si metteva seduti a terra con quello davanti seduto tra le gambe di quello dietro.

 

 

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