TRASCRIZIONE:
Quando ero prigioniero hanno messo uno a comandare la compagnia: un bravo ragazzo che parlava il russo discretamente.
Ma hanno cominciato a reclamare che costui faceva pasticci, che qua, che là...
Era caporale maggiore, l'han mandato via. Poi sono venuti in baracca un ufficiale russo e uno rumeno e han detto:
"Chi facciamo comandante?"
"Tu!", rivolti a me.
"Io?", dico.
"Io no, eh!"
"Io no..."
"Tu fai il comandante di compagnia e basta!"
(Figlia) E quindi hai imparato il russo?
Sì, parlavo il russo
E allora sono diventato comandante di compagnia per due... tre mesi.
Poi mi hanno cambiato di campo, mi han portato al 58/6.
Allora il russo che ci mandava via, disse: "Tu!"
"No", dico, "questo è sergente maggiore, meglio vada lui a fare il comandante e io lo aiuto."
Beh, l'ha capita: "Allora tu aiuti lui", e mi han mandato via.
Comandava il caporale e io lo aiutavo, e così per un paio di mesi.
Poi ci hanno ribaltato tutto non si capiva più niente e poi siamo andati fuori, a lavorare.
Io battevo il ferro, e davo loro i ferri. Andavamo a raccogliere la paglia per le mucche. Tagliavamo tutto: paglia e non paglia.
Era alta così!
Eravamo in mezzo a un bosco e poi sono tornato dentro.
Beh, dentro si tornava tutte le sere.
Un giorno è capitata una signora, che avrà avuto quarant'anni. Trenta, quarant'anni, insomma, e disse: "Voglio dieci uomini che vengano a lavorare nel magazzino..." e han preso anche me.
Han detto: "Vai anche tu". Va bene!
Allora, andai a lavorare con questa donna.
Le guardie ogni tanto, di nascosto, mi buttavano qualcosa in disparte.
E poi si mangiava, qualcosa, in qualche modo. Ma sempre senza farsi vedere.
Dentro il campo vi tenevano senza mangiare?
Ce ne davano, ma poco.
All'inizio ero di ottantatré, ottantaquattro chili. Alla fine ero rimasto di quarantadue!
Ma ero ancora uno di quelli che stava bene. Erano tutti trentotto, trentanove, quaranta, trentacinque.
Il mangiare: si mangiava un pezzo di pane così e un gavettino di acqua calda.