CUNEENSE IN RUSSIA

23/03/2015 14:14 #7 da DARIO
Risposta da DARIO al topic CUNEENSE IN RUSSIA
Questa invece la lapide deicata al cappellano militare, medaglia d'oro, Stefano Oberto, morto a Oranki, sempre della Cuneense, battaglione "Dronero", nella piazza principale a La Morra (prov. di Cuneo, capitale del Barolo nelle Langhe).

Ringraziano per il messaggio: Patrizia Marchesini, Pier Angela

Accedi o Crea un account per partecipare alla conversazione.

26/03/2015 00:26 #8 da Patrizia Marchesini
Risposta da Patrizia Marchesini al topic CUNEENSE IN RUSSIA
In merito agli eventi di Valuiki, ecco alcuni passaggi, tratti dal libro già menzionato di Catanoso/Uberti.

“Nel pomeriggio del 26 gennaio la marcia procedeva sempre più lentamente e stancamente: si giungeva in vista di un grosso villaggio che si potrebbe correttamente individuare come Voronovka. Qui i reparti furono fatti segno a una violenta azione di fuoco di mitragliatrici e mortai. Con una lunga deviazione l’abitato veniva aggirato da destra e da sinistra, per poter proseguire sempre in direzione del fantomatico caposaldo di Valuiki.
Intanto, da nord si sentiva tuonare il cannone (si seppe poi che erano i combattimenti in corso tra Nikitovka e Nikolaevka).” – Pag. 83

“Alle prime luci del 27 gennaio le due colonne [della Cuneense], sempre tatticamente non collegate, riprendevano il loro lento andare verso la meta prefissata, ma un improvviso attacco di cavalleria cosacca, con mitragliatrici su slitte, costringeva il Dronero a spiegarsi e a reagire violentemente, tanto che gli attaccanti furono presto messi in fuga, anche se poi continuarono a disturbare i movimenti degli alpini col fuoco di mitragliatrici e mortai.” – Pag. 83

“Poco dopo, saranno state le dieci del mattino [sempre del 27.01], quattro aerei russi iniziavano un carosello che non poteva essere rintuzzato in alcun modo, tormentando con le loro azioni di mitragliamento e spezzonamento i reparti [...] che così erano costretti a continue soste.
Intanto, gruppi di sbandati rifluenti dalla direzione di Valuiki e che si spostavano verso nord-est, segnalavano come alla sera del giorno precedente s’era ormai conclusa l’odissea della Vicenza e del Pieve di Teco [...].
Il gen. Battisti, anche tenuto conto che da Nikitovka tuonava ancora il cannone [...] decideva di piegare decisamente verso sud-ovest per raggiungere e oltrepassare la zona di Valuiki, senza però toccarne il centro abitato, che per le notizie avute dagli sbandati era ormai sicuramente in mani nemiche.” – Pag. 83-84

“Gli esausti alpini erano così arrivati al villaggio di Mandrova (poco più a nord di Valuiki) [...]; ormai l’infinita stanchezza, l’esaurimento e lo scoramento superavano il timore di cadere prigionieri. [...] Quelli che non trovarono riparo nelle isbe rimasero all’aperto quasi inebetiti, cercando di scaldarsi presso covoni di paglia presto incendiati, ma che richiamavano più che mai l’attenzione del nemico. Tutti furono presto preda dei partigiani russi, assai numerosi e padroni del campo, che uccidevano chi tentava di resistere.
Così finiva il Dronero, il cui comandante – il maggiore Guaraldi (M.A.V.M.) – veniva ferito e catturato assieme a molti alpini e ufficiali. [...] E ben pochi di essi ebbero la fortuna di rientrare in Patria dopo la penosa e lunga prigionia.” – Pag. 84-85

“Intanto, mentre il Dronero cessava di esistere a Mandrova, il resto dello scaglione Battisti, nucleo centrale della Cuneense, ancora in movimento verso ovest e che aveva ora come avanguardia quanto rimaneva del battaglione Saluzzo (circa 150 alpini col maggiore Boniperti) tentava di continuare la marcia, nella speranza di superare – nei pressi di Roshdestveno – l’avvallamento dove correva la ferrovia Valuiki- Nikolaevka; ma una gragnuola di cannonate e di bombe di mortaio polverizzava quasi subito la formazione, causandole un gran numero di perdite.
Qualche gruppo di superstiti cercava allora di filtrare tra le maglie del consistente sbarramento che presidiava la scarpata della ferrovia: così un nucleo della 22ª Compagnia del Saluzzo [...]. Questo gruppetto era ormai riuscito nell’intento di varcare la scarpata della ferrovia e la vallata del fiume Valuiki, quando – dopo essere stato sottoposto a sventagliate di mitragliatrici avversarie – veniva raggiunto da carri e da cavalleria cosacca. Nella mischia cadevano uccisi, tra gli altri, il maggiore Raselli, mentre il tenente Menada, ferito, e il capitano Ferrero con pochi alpini superstiti cadevano prigionieri. Anche un altro gruppetto [...] che aveva cercato di sfuggire alla retata, cadeva anch’esso prigioniero.
Dopo di che dello scaglione Battisti restava assai poco. Con il comandante della Cuneense fino a questo punto ripiegava, come si è detto, anche il generale Ricagno con un esiguo gruppetto di ufficiali del suo Comando.
Tenuto conto di quanto stava accadendo all’avanguardia (i resti del Saluzzo), i generali Battisti e Ricagno decidevano di aggirare da nord le postazioni nemiche che si erano rivelate, cercando di superare a piccoli gruppi l’ampio avvallamento completamente scoperto dove correva la ferrovia già detta. [...] Così i nuclei facenti capo ai due generali si separavano e ciascuno per proprio conto tentava di oltrepassare l’avvallamento [...]. Ma reparti di cavalleria russi – con slitte a motore, sulle quali erano installate mitragliatrici – sbucati all’improvviso circondavano il gruppo Battisti (con il quale erano gli ufficiali del suo Stato Maggiore) e lo facevano prigioniero. Era il 27 gennaio 1943.
La stessa sorte era già toccata al generale Ricagno.” Pag. 85-86

(segue)

Accedi o Crea un account per partecipare alla conversazione.

26/03/2015 00:29 - 26/03/2015 00:30 #9 da Patrizia Marchesini
Risposta da Patrizia Marchesini al topic CUNEENSE IN RUSSIA
“Intanto la colonna Manfredi, costituita dai pochi resti del 1° [Reggimento] alpini e dei Gruppi di Artiglieria Mondovì e Val Po, [...] s’era mossa pur essa verso Valuiki [...].
Presto alcuni gruppetti, che erano sfuggiti alla cattura dei resti del Dronero e del Saluzzo, si aggregavano alla colonna recando la triste nuova della fine della colonna Battisti.
A queste notizie il colonnello Manfredi decideva di portarsi su una pista più a sud [...], sempre però nell’intento di aggirare Valuiki.
Per dare un po’ di riposo ai suoi alpini, il colonnello Manfredi decideva di retrocedere su un villaggio da poco superato (forse Voronovka), ma questo era già stato rioccupato da partigiani e da un plotone di cavalleria cosacca il cui fuoco faceva parecchie vittime fra gli alpini. Era giocoforza impegnarsi e gli alpini ancora una volta riuscivano nell’intento di sloggiare il nemico.
[...] soltanto verso le ore quattro del 28 gennaio, la testa della colonna i]Manfredi[/i raggiungeva il terrapieno della più volte menzionata ferrovia.
Il sergente Castagnino, inviato in ricognizione, riferiva che [...] non si notavano movimenti nemici. [...] Ma non appena giunta nei pressi delle isbe la colonna era sottoposta a un micidiale fuoco di armi automatiche e di bombe a mano.
Il colonnello Manfredi – con la sua ammirevole serenità, mai peraltro venuta meno durante dodici giorni di ripiegamento – [...] si prodigava per tener testa all’improvviso attacco. Ma invano. […] Pag. 86

“Della Cuneense rimanevano in campo, ma per poco, i resti del Mondovì che, in coda alla colonna Manfredi, agivano come lontana retroguardia [...]. Giungevano così non lontano dall’abitato di Valuiki che era ormai il primo pomeriggio del 28 gennaio.
Davanti ai resti del Battaglione Mondovì [...], a circa un chilometro di distanza, si intravedeva una confusa massa di uomini della cui identità il capitano Ponzinibio intendeva accertarsi.
Intanto, dalla massa anzidetta, avanzavano tre uomini a cavallo con una bandiera bianca [...] che si presentavano al comandante del Mondovì, affermando – tra l’altro – che i tre generali italiani Battisti, Ricagno e Pascolini – pur essi prigionieri dal giorno precedente – avevano ordinato di cessare la resistenza per evitare ogni inutile spargimento di sangue.
Pertanto proponevano ai superstiti presenti la resa. Il capitano Ponzinibio, nella speranza che con il sopraggiungere della notte potesse sfuggire alla sorte ormai segnata, rifiutava.
Ma presto una tempesta d fuoco e l’avanzare di due grossi reparti di cavalleria con carri e mitragliatrici su slitte costringevano i presenti a deporre le armi.” Pag. 87

“Infine, un reparto del [Battaglione] Ceva [...] che per una violenta tempesta di neve aveva perso il contatto con i resti della colonna del 1° [Reggimento] alpini nel suo movimento verso ovest, riusciva a evitare per un pelo Valuiki.
Il reparto, rimasto isolato nell’immensità sconcertante della steppa, vagava per altri due giorni nella zona, col fermo proposito di scampare la mala sorte [...]. La sera del 30 gennaio si trovava nei sobborghi di Valuiki.
La zona sembrava sgombra dal nemico e idonea per una sosta ristoratrice [...]. Ma nella notte i Russi effettuavano con reparti di cavalleria un rastrellamento in forze per cui la resistenza del capitano Corrado e dei pochi alpini ancora validi veniva presto sopraffatta.
Così, tra il 26 e il 30 gennaio, nella zona tra Mandrova (a nord) – Roshdestveno – e Valuiki (a sud) finivano i resti della Divisione alpina Cuneense (e della Divisione di Fanteria Vicenza, con il Pieve di Teco). Gli uomini caduti in mano al nemico in quei giorni erano in buona parte feriti o congelati.
Tutti, senza più munizioni, erano stremati dalla fame, dalle privazioni, dal freddo, dalla immensa fatica sostenuta oltre ogni limite delle umane possibilità.” Pag. 87-88

(segue)

Accedi o Crea un account per partecipare alla conversazione.

26/03/2015 00:33 #10 da Patrizia Marchesini
Risposta da Patrizia Marchesini al topic CUNEENSE IN RUSSIA
In quanto al Battaglione Pieve di Teco – che aveva ripiegato insieme alla Divisione Vicenza – ecco alcuni stralci relativi al 26 gennaio 1943, anch'essi tratti dal volume Catanoso/Uberti.

“Erano circa le 13 quando il Pieve, giungendo in vista della città, incontrava le prime consistenti resistenze, mentre alle spalle della colonna in movimento si profilavano lontani all’orizzonte numerosi elementi a cavallo, in un primo tempo considerati – ma era soltanto un ardente e pio desiderio – come reparti amici!
Il Pieve, ormai a corto di munizioni, assumeva ancora una volta formazione di combattimento per contenere la pressione sovietica. [...]
I pochi colpi di cui ancora disponeva il plotone mortai da 81 [...] centravano il nemico con la consueta precisione, ma il cerchio costituito dalla cavalleria e artiglieria nemica si stringeva sempre più intorno ai resti dell’ormai esausta Vicenza, mentre si profilavano minacciosi alcuni carri armati sulla sinistra.
La Compagnia Comando del Pieve, col capitano Mazzetta in testa, si lanciava all’attacco alla baionetta per aprire un varco; l’8ª Compagnia [...] cercava di contenere gruppi di partigiani […].
L’intera colonna è ormai accerchiata, ma il nemico forse stupito da tanto valore e coraggio avanza prudentemente [...].
Poco più tardi apriva un violento fuoco con le artiglierie postate a tergo, mentre un Russo a cavallo che parlava qualche parola di italiano, munito di bandiera bianca, si presentava al generale Pascolini, intimando la resa a nome del suo Comando... entro trenta minuti, pena lo schiacciamento e la distruzione dei superstiti.
Le ombre della sera calavano rapidamente.[…]
Alla fine, con tanta amarezza, prevalse il buon senso del generale, con la certezza che ogni resistenza sarebbe stata impossibile. Così il vecchio e fiero generale, con la morte nel cuore, fattosi accompagnare dal suo Capo di Stato Maggiore e dal capitano [...] Raveggi, si faceva guidare presso un Comando nemico per trattare la resa e rimaneva subito impressionato alla vista di un imponente schieramento di mezzi moto-corazzati, contro i quali ci sarebbe voluto ben altro che il superbo sforzo di tanti nostri eroici soldati.” Pag. 110-111


Sugli eventi relativi alla cattura del generale Pascolini, ho trovato anche una nota nel volume Varvarovka alzo zero, di Ottobono Terzi, ufficiale del I Gruppo del Reggimento Artiglieria a Cavallo che uscì dalla sacca con la colonna della Divisione Tridentina.
La nota è parte della relazione che il tenente Massimo Fusco, a sua volta ufficiale del I Gruppo del Reggimento suddetto, stese una volta rientrato dalla prigionia.

“Giungemmo poco dopo in vista di Valuiki. Era il 26 gennaio. Mentre cercavamo di riorganizzare i nostri soldati – che da ben tre giorni non toccavano cibo, né conoscevano il ristoro di un’ora di sonno, e già duramente provati dall’asprezza dei combattimenti, dalla fatica delle marce e dalla rigidità del clima – sopraggiunsero elementi di cavalleria russa, appoggiati da carri armati.
Venne dato l’ordine di fare quadrato, ordine che fu prontamente eseguito, ma malgrado ciò non fu più possibile fare alcuna seria resistenza. Se gli animi erano ancora intrepidi, le armi mancavano ormai di munizioni.
Gruppi di alpini fecero il disperato tentativo di attaccare qualche carro con le bombe a mano, ma l’eroismo di questi intrepidi non ottenne e non poteva ottenere quei risultati che si speravano. [...] ricevemmo l’autorizzazione di allontanarci – ove possibile – a piccoli gruppi. Invitai ripetutamente il colonnello Montella [comandante il Reggimento Artiglieria a Cavallo] a venire con me, ma egli rifiutò l’invito a cagione delle sue precarie condizioni fisiche.
Nel pomeriggio del 27 gennaio – scorti da pattuglie di partigiani russi – fummo da questi attaccati. Resistemmo fino all’ultima cartuccia, fino all’ultima bomba a mano, fino a che – ridotti ormai in sette uomini validi – nell’assoluta impossibilità di continuare qualsiasi resistenza, venimmo catturati e trasportati a Valuiki, dove giungemmo il 30 gennaio sera.”


Più di dieci anni fa ho parlato personalmente al telefono con Massimo Fusco (mio nonno è uno dei tanti scomparsi del Reggimento Artiglieria a Cavallo): preso da fortissima emozione e si mise a piangere. Ripeteva poche parole: “Il nostro povero Reggimento, i nostri poveri uomini...”
Ritenni opportuno desistere immediatamente da qualsiasi domanda e non disturbarlo più.

Cordiali saluti.

Patrizia
Ringraziano per il messaggio: DARIO, MARCO PANCANI

Accedi o Crea un account per partecipare alla conversazione.

30/03/2015 11:16 #11 da MARCO PANCANI
Risposta da MARCO PANCANI al topic CUNEENSE IN RUSSIA
buongiorno , che Lei sappia , è reperibile il testo da Lei citato di Catanoso /Uberti ?
gli stralci che ha documentato sono molto interessanti .


p.s. ho letto il testo di Vicentini sui prigionieri italiani in Russia ..................... sconvolgente ! qs e altri testi ribaltano , e di molto , il credere comune sulle sorti dei dispersi in Russia . I più morirono non in combattimento ma lungo le marce del Davaj o nei campi di prigionia . Riguardo a mio zio Carlo dato per disperso , ricordo , alla data simbolica del 31.01.43 , credo sia più che plausibile una simile sorte ............. magari nei campi di Krinovoje o Tambov dove molti della Cuneense morirono ............e dove il censimento dei morti è vago , approssimativo e poco documentato.

Accedi o Crea un account per partecipare alla conversazione.

31/03/2015 13:14 - 14/10/2017 00:40 #12 da Patrizia Marchesini
Risposta da Patrizia Marchesini al topic CUNEENSE IN RUSSIA
Salve, signor Pancani.

Come ho scritto nel commento del 20 marzo, il volume Catanoso/Uberti è difficilissimo da reperire.

Per scrupolo, ho appena fatto una ricerca veloce, verificando anche e-bay e il sito Maremagnum.
Al momento, nulla.

A questo punto, se desidera leggerlo a breve, credo che la possibilità più concreta e fattibile sia quella di rivolgersi alla sua biblioteca e di usufruire, magari del prestito inter-bibliotecario.
Le segnalo che nel forum avevo inserito (Sezione Libro Cercasi) alcuni consigli .

Può anche consultare una pagina di ricerca OPAC (il link, cmq, lo trova anche tra i suggerimenti suddetti).
Le basterà inserire il titolo del volume - La Divisione alpina Cuneense al Fronte Russo (1941-1943) - per sapere quali biblioteche abbiano il libro in catalogo.
Ma credo che, rivolgendosi alla sua biblioteca, saranno in grado di provvedere. Di solito a un costo davvero modico.

Altro, per ora, non saprei consigliarle.

Saluti.

Patrizia

Accedi o Crea un account per partecipare alla conversazione.

Moderatori: Maurizio ComunelloPatrizia Marchesini

Usiamo i cookies per migliorare il nostro sito e la vostra esperienza nell'utilizzarlo. I cookies usati per le operazioni essenziali sono già stati impostati. Per ulteriori informazioni sui cookies che utilizziamo e su come cancellarli, leggete la nostra privacy policy.

  Accettate i cookies da questo sito?