Buonasera, Gloria... e benvenuta nel forum.
Mi scuso per averla fatta attendere qualche giorno, ma è un periodo impegnativo.
Nel frattempo, tuttavia, ho cercato materiale per poterle rispondere.
Un aiuto mi è venuto anche dalla signora Enrica Zappa (presidente della sezione U.N.I.R.R. di Lecco... che ringrazio, unitamente al signor Renzo Proserpio, per la sollecitudine).
Il papà di Enrica, Bruno, era caporale del 3° Reggimento Bersaglieri e - come Bruno Zordan - risulta scomparso il 19 dicembre 1942... La signora Zappa da anni fa ricerche sugli eventi di quei giorni di dicembre, al fine di capire cosa accadde al padre.
Facciamo un passo indietro.
La Divisione Celere, partita per il Fronte Orientale nel luglio 1941con il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (C.S.I.R.), alla vigilia dell'offensiva sovietica del dicembre '42 (che avrebbe portato all'arretramento delle nostre Divisioni di Fanteria) era parte del XXIX Corpo d'Armata germanico (che, in quel periodo, includeva soltanto Grandi Unità italiane, essendo quelle tedesche state trasferite sul fronte di Stalingrado). Ecco una cartina che può aiutarla a capire la dislocazione delle nostre truppe lungo il Don.
L'11 dicembre 1942 - con quella che oggi è denominata
fase di logoramento - l'Armata Rossa attaccò il II Corpo d'Armata (Divisioni Cosseria e Ravenna) e il XXXV Corpo d'Armata (che comprendeva la 298ª Divisione tedesca e la Divisione Pasubio: gli attacchi, per quanto riguarda quest'ultimo CdA, si concentrarono sulla Pasubio).
Fino al 17 dicembre la Celere non venne coinvolta, fatta eccezione per alcuni suoi reparti (non del 3° Reggimento Bersaglieri, però) che - secondo gli ordini ricevuti - furono mandati a rinforzo prima della Pasubio e poi del II Corpo d'Armata.
I dettagli che seguono sono presi dal volume sulle operazioni delle Unità italiane al Fronte Russo, a cura USSME (Ufficio Storico - Stato Maggiore dell'Esercito).
Si sottolinea che la Divisione Celere era rinforzata dalla Legione Croata, che si trovava sulla sua sinistra (a contatto con la Divisione Torino). La supportavano, inoltre (visto l'ampio tratto di fronte da difendere), altri reparti: il XXVI Battaglione Mortai (meno una Compagnia) della Divisione Torino, una Compagnia del CIV Battaglione Mitraglieri, il LXXIII Gruppo misto del 9° Raggruppamento Artiglieria d'Armata.
Alle sette di mattina del 17 dicembre la Celere venne investita con violenza nel punto di sutura tra il VI e il XIII Battaglione (6° Reggimento Bersaglieri). Suggerisco di dare un'occhiata alla
cartina A05
presente in una delle gallerie-immagini del nostro sito.
Gli avversari riuscirono ad aprirsi un varco nel settore del 6° Reggimento.
Alcuni reparti tedeschi di consistenza del tutto insufficiente vennero dirottati in zona per contenere la penetrazione sovietica nella valle del fiume Tihaja.
Nel corso della giornata il 3° Reggimento (XVIII, XX e XXV Battaglione Bersaglieri, più Comando e Compagnia Comando reggimentale) non aveva dovuto affrontare scontri di rilievo, ma rischiava di essere aggirato da sud, causa la falla suddetta venutasi a creare.
Il XIII Battaglione del 6° Reggimento, intanto, si trovava isolato all'estrema destra dello schieramento divisionale.
Il 18 dicembre i Sovietici attaccarono alle tre di mattina nel punto di congiunzione tra la Torino e la Celere, mentre aerei avversari bombardarono Meškov, sede del Comando divisionale della Celere.
Ricominciò verso le sette di mattina anche l'attacco nel settore del 6° Reggimento, al fine di estendere la falla, aggirare la destra del 3° Reggimento Bersaglieri e raggiungere Meškov.
Per supportare l'ala destra della Divisione entrò in azione un gruppo di intervento della Divisione Sforzesca, che subì per tutto il giorno il contrattacco sovietico.
Il 19 dicembre - non essendo giunti i previsti rinforzi - la Celere cercò di contrattaccare, ma gli avversari attaccarono a loro volta - sia sul fronte del 6°, sia su quello del 3° Reggimento - vanificando ogni sforzo.
Alle dieci di quel 19 dicembre il 3° Bersaglieri era ancora in linea sul Don, tenendo le proprie posizioni, nonostante la pressione esercitata dai Sovietici sul proprio settore di fronte e il pericolo di aggiramento.
Anche Meškov, ormai, era minacciata.
Alle 14.00 il Comando del XXIX Corpo d'Armata (da cui, come si è detto, dipendeva anche la Celere) diede ordine a tutte le Unità di ripiegare sul fiume Tihaja, per disporsi a difesa su una linea più arretrata.
Tale ordine avrebbe dovuto raggiungere il 3° Reggimento Bersaglieri tramite il Comando della Divisione Torino... in quanto il Reggimento si trovava isolato dal resto della Divisione Celere.
Nel pomeriggio del 19 dicembre i Sovietici raggiunsero Meškov, e annientarono gran parte dei Servizi divisionali ivi dislocati.
I reparti corazzati avversari minacciavano le retrovie dell'intero settore e, causa il rapido evolversi della situazione, il Comando del XXIX Corpo d'Armata - alle 24.00 del 19.12 - diede altre disposizioni: occorreva non più fermarsi al fiume Tihaja, ma proseguire verso sud, in direzione di Kašary. Dopo quest'ultimo comunicato, i collegamenti con il Comando del XXIX CdA si interruppero.
Per tutto il 20 dicembre non fu possibile collegarsi con il 3° Reggimento Bersaglieri, con la Legione Croata, con il 120° Reggimento Artiglieria (della Celere), né con i rinforzi assegnati a tali reparti.
Oggi sappiamo che il 3° Bersaglieri, la Legione Croata e i loro rinforzi non riuscirono a superare Meškov, già in mano sovietica e fortemente presidiata. Insieme alla Legione Croata andarono all'attacco il XX e il XVIII Battaglione Bersaglieri, nel tentativo di scacciare gli avversari e aprirsi la strada.
Nella notte tra il 20 e il 21 dicembre - per non rimanere all'addiaccio - la colonna ripiegò su Kalmikov.
All'alba del 21 il Comando del 3° Bersaglieri cercò di organizzare la difesa nella località suddetta, ma i reparti vennero attaccati da est e da sud da formazioni consistenti di fanteria, supportate da mortai e artiglieria di piccolo calibro.
Quanti - del 3°, della Legione Croata e degli altri reparti eventualmente presenti - sopravvissero agli scontri, furono catturati.
I superstiti dalla prigionia furono pochissimi.
I resti della Divisione Celere (parte del 120° Reggimento Artiglieria e il 6° Reggimento Bersaglieri) ripiegarono seguendo l'itinerario del cosiddetto
Blocco Sud. In proposito può vedere la cartina A11 aprendo il link che le ho fornito in precedenza.
Ora, nei data base on-line del Commissariato per le Onoranze ai Caduti e dell'U.N.I.R.R. (entrambi consultabili da chiunque) Bruno Zordan risulta scomparso sì il 19 dicembre, ma Konovalov non viene menzionata.
Forse si fa riferimento a tale località nel Foglio Matricolare o nel Verbale di Irreperibilità di Bruno, di cui immagino lei abbia copia...
In merito a Konovalov - e qui mi rifaccio ai dettagli forniti dalla signora Enrica Zappa (tramite il signor Proserpio) - in quel centro abitato vi era un piccolo cimitero campale italiano, allestito a cura del cappellano militare Don Antonino De Michele.
Nel sito U.N.I.R.R. è a disposizione una
galleria-immagini
, relativa al cimitero di Konovalov, che proprio ieri ho integrato con il materiale pervenutomi dalla signora Zappa.
Importante è una testimonianza del fotografo
Giorgio Pegoli
, che negli anni '90 si recò proprio nei luoghi in cui avevano combattuto i nostri soldati e che, grazie a ciò che gli riferì la popolazione locale, apprese un fatto significativo: a Konovalov sembra fosse dislocato un presidio del 3° Reggimento, che i Sovietici attaccarono il 17 dicembre 1942, ritenendo che in tale località avesse sede il Comando di Divisione. Il presidio venne annientato.
Sempre secondo la testimonianza di Pegoli, in quei combattimenti persero la vita 32 bersaglieri, che vennero sepolti in un secondo
cimitero. (Si veda la galleria-immagini su Konovalov già citata).
Ho messo la parola cimitero in corsivo perché - trattandosi di inumazione a opera dei civili locali - personalmente sono più propensa a credere che si tratti di una sepoltura comune, così come avvenne in altri luoghi (situati in prossimità del fronte o lungo il percorso di ripiegamento delle nostre truppe).
Da una verifica nell'elenco caduti e scomparsi del sito U.N.I.R.R. (non ufficiale, e basato su dati in alcuni casi già obsoleti del Ministero della Difesa), risultano solo 16 caduti sepolti a Konovalov. Se desidera fare una verifica, nella
schermata iniziale di ricerca
digiti - come unico parametro (luogo di decesso) -
KONOVALOFF - Cim. Mil. Campale (lo scriva usando copia/incolla).
Di quei 16, 10 risultano esumati nel 1994 (e i resti vennero rimpatriati); cinque - fra cui il papà della signora Zappa - sono classificati come
dispersi sebbene sembri accertata la loro sepoltura a Konovalov (forse nella seconda zona di inumazione, quella a opera dei civili locali?!?).
Le sedici date di decesso (o di scomparsa, per quanto riguarda i dispersi) vanno dal novembre 1942 fino al 19 dicembre 1942 (con un unico caso in cui la data di morte è stranamente l'11 gennaio 1943 --> a quella data le nostre truppe in teoria non erano più presenti in zona, visto che il ripiegamento aveva avuto inizio il 19.12. Si tratta, inoltre, di una Camicia Nera per la quale è stato indicato un Battaglione di appartenenza che non fu sul Fronte Orientale... con ogni probabilità si tratta di un errore di battitura nell'indicare il reparto).
Gli unici dati ufficiali sono di pertinenza del Ministero della Difesa e magari potrebbe fare un tentativo presso il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti e l'Albo d'Oro (l'indirizzo e-mail è lo stesso:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), spiegando la situazione e chiedendo se vi siano testimonianze specifiche da cui si possano desumere la morte e la sepoltura del caporal maggiore Bruno Zordan a Konovalov.
Per il momento mi fermo, rimanendo a sua disposizione...
Un caro saluto.
Patrizia