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Spunti di lettura

151. Tutte le donne felici...

 

La lettura di questa settimana è una poesia brevissima che, in apparenza, sembra non riguardare per nulla la Campagna di Russia. Tuttavia – ogni volta che la leggo – non posso fare a meno di pensare a mia nonna, e a tutte le spose che – come lei – hanno atteso per anni il proprio marito... senza vederlo tornare. I versi sono contenuti in un volumetto, 110 poesie per sopravvivere  (pubblicato da Ugo Guanda Editore)... un regalo del primo reduce che ebbi il coraggio di contattare: l'ingegner Gino Papuli, al Fronte Orientale con il 120° Reggimento Artiglieria Motorizzato. Nonno Gino ci ha lasciati, purtroppo, nel 2008...

  Patrizia Marchesini

 

Tutte le donne felici hanno

ritrovato il loro marito – egli torna dal sole

tanto è il calore che porta.

Ride e piano saluta

prima di dare un bacio alla sua meraviglia.

 

– Paul Éluard –

 

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IN EVIDENZA

Testimonianze
Intervista a Nelson Cenci
Domenica, 07 Luglio 2019 13:44
di Patrizia Marchesini    Rimini, 21 febbraio 1919 – Cologne Bresciano, 3 settembre 2012   [...] Andare, andare chissà dove tra voli di farfalle e frinire di cicale. Andare e non ascoltare la voce degli uomini, non sentire il sonno della vita, non i passi dell’addio fra strapiombi di nuvole. - Nelson Cenci, Quando scende la sera (raccolta di poesie) -

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Notizie
La scomparsa di Guido Bellan
Sabato, 15 Giugno 2019 12:13
        Con profonda tristezza e unendoci al dolore dei familiari, segnaliamo il decesso di Guido Bellan, presidente della sezione U.N.I.R.R. Pedemontana-Treviso. Classe 1921, era partito per la Russia nel '41 con il C.S.I.R., assegnato al IV Gruppo Artiglieria Contraerei (cannoni da 75/46).

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Notizie
Ci ha lasciati Guido Vettorazzo
Mercoledì, 12 Giugno 2019 14:50
   12 marzo 1921 – 11 giugno 2019   Con grande rammarico abbiamo appreso che ieri alle ore 15.00 si è spento il professor Guido Vettorazzo, reduce notissimo del Battaglione Tolmezzo (8° Reggimento alpini, Divisione Julia). L'intervista con cui Guido aveva raccontato la propria esperienza al Fronte Russo – in origine pubblicata nel sito www.centoventesimo.com (ora inattivo) – era stata messa in evidenza nel nostro sito il 12 marzo scorso per festeggiare il novantottesimo compleanno di questa persona speciale.

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Recensioni
Stelio Dorissa, Il fronte russo nelle lettere di un alpino della Julia
Lunedì, 20 Maggio 2019 13:08
  Recensione di Patrizia Marchesini   Stelio veniva da Fielis di Zuglio, località che oggi conta una sessantina di anime. Era nato il 23 agosto 1922 e quando partì per il Fronte Russo – il 7 agosto ’42, come riporta il Foglio Matricolare – mancavano pochi giorni al suo ventesimo compleanno. Un ragazzo, dunque. Che i tempi e gli eventi renderanno uomo in fretta.

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Notizie
L'impatto della Campagna di Russia sull'economia del Regno d'Italia - Tesi di laurea di Alessandro Brugnatti
Giovedì, 09 Maggio 2019 15:23
    Alessandro Brugnatti si è rivolto al nostro forum nel giugno 2015, nel tentativo di capire cosa accadde al prozio Eolo Brugnati, assegnato alla 10ª Compagnia del III Battaglione del 277° Reggimento Fanteria (Divisione Vicenza). Eolo, infatti, non era mai tornato a casa: come per tantissimi altri fanti della suddetta Grande Unità, di lui si persero le tracce in quell'inverno...

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Recensioni
Giovanni Di Girolamo, Prigionieri della steppa
Giovedì, 02 Maggio 2019 21:00
  Recensione di Riccardo Bulgarelli   Conosco Giovanni da tempo e sono probabilmente il meno indicato per recensire il suo Prigionieri della steppa. Tuttavia l’ampia messe di dati che fornisce e l’orizzonte a 360 gradi attraverso il quale affronta i vari aspetti di quella che fu “la storia della Celere e del 3° Reggimento bersaglieri in Russia”, sottotitolo del libro, mi rendono grato ancorché doveroso il compito.

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Testimonianze
Intervista a Guido Vettorazzo
Martedì, 12 Marzo 2019 14:35
 di Patrizia Marchesini   Guido e la moglie Ilia, purtroppo scomparsa nel 2018   Guido Vettorazzo – al Fronte Orientale con il Battaglione Tolmezzo (Divisione Julia) – non ha bisogno di presentazioni, in quanto è ben noto a chi si occupa di Campagna di Russia... L'intervista che segue è il frutto del nostro primo incontro (risalente all'autunno 2011) e venne pubblicata – allora – nel sito www.centoventesimo.com (dedicato al 120° Reggimento Artiglieria della Divisione Celere), che da qualche tempo non è più attivo. Mi sembra un omaggio doveroso riproporvela oggi, 12 marzo 2019, giorno in cui ricorre il novantottesimo compleanno del caro Guido, cui vanno i nostri auguri più affettuosi...

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Notizie
2 marzo 2019 - Cerimonia di tumulazione presso il Tempio Sacrario di Cargnacco
Giovedì, 21 Febbraio 2019 19:03
      Tra gli scopi che l'U.N.I.R.R. si prefigge da sempre vi è anche quello di "adoperarsi con tutti i mezzi per la ricerca di notizie sui Dispersi e prendere le opportune iniziative per il recupero delle salme e dei resti dei Caduti." (Articolo 3 del nostro Statuto) Per tale motivo sin dall'inizio abbiamo seguito con attenzione quanto stava accadendo nella Regione di Kirov, dove era stata scoperta una sepoltura comune di dimensioni ragguardevoli con i resti di un grande numero di prigionieri di guerra... 

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Intervista a Nelson Cenci
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La scomparsa di Guido Bellan
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Ci ha lasciati Guido Vettorazzo
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Giovanni Di Girolamo, Prigionieri della steppa
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Intervista a Guido Vettorazzo
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2 marzo 2019 - Cerimonia di tumulazione presso il Tempio Sacrario di Cargnacco
2 marzo 2019 - Cerimonia di tumulazione presso...

 

Il mattino stesso il comandante dell'ospedaletto, un giovane tenente medico, mi visitò, mi palpò, mi fece un bel po' di male, esitò tra una diagnosi di coliche renali e una di coliche intestinali e infine optò per una colecistite. Mi prescrisse qualche medicinale e la dieta lattea.

Quest'ultima prescrizione mi rallegrò alquanto, poiché mi piace molto il latte e da parecchi mesi, ormai, non avevo più potuto berne, data la scarsità di mucche superstiti in zona di combattimento. Ma il latte di cui disponeva l'ospedale era latte in polvere diluito nell'acqua. [...]

Dopo tre giorni il latte rischiava di uscirmi dalle orecchie e non so cosa avrei dato per un po' di quella pasta asciutta, di quella carne e di quel pane che venivano serviti ai miei co-pazienti, mentre alle mie narici ne giungeva l'odore tantalizzante.

Non so come sarebbe andata a finire se proprio in quei giorni, per mia buona sorte, il comandante dell'ospedaletto non fosse stato sostituito da un ufficiale più anziano, un capitano medico.

Il mattino del quarto giorno della mia degenza, il nuovo comandante fece il suo regolamentare giro di visite. Diede uno sguardo alla scheda clinica appesa alla mia branda, lesse la diagnosi e la prescrizione della dieta, ed esplose nella sacramentale domanda retorica:

"Chi è quella bestia che ha prescritto il latte ad un malato di colecistite?" Evidentemente apparteneva a una diversa scuola di medicina. [...] poiché le mie coliche persistevano, anche se meno frequenti e intense, mi trasferirono all'ospedale di Stalino per sottopormi a degli esami.

A Stalino rimasi solo due giorni: il tempo sufficiente per veder morire un ufficiale del mio reggimento. Era un giovane romano che conoscevo di vista, un ragazzo robusto, sportivo, campione di non so quale disciplina atletica dei Littoriali Universitari.

Gli si erano conficcate delle schegge di mortaio nei polmoni e non era stato possibile operarlo. Era ricoverato in attesa di morire.

Quando lo vidi era ridotto alla metà del suo peso normale, consunto, irriconoscibile. Giaceva immobile nella sua branda, con gli occhi chiusi, cadaverico, respirando appena, rantolando. Accanto alla branda, sulla cassetta da ufficiale, la fotografia di una giovane donna che reggeva in braccio un marmocchio.

Gli infermieri drizzarono attorno alla sua branda un paravento, per nasconderne la fine alla vista degli altri degenti nella grande camerata, e poco dopo spirò, dolcemente. [...]

 

Il mattino del 17 febbraio mi imbarcarono sul treno diretto a Dnepropetrovsk. Non si trattava di un vero treno-ospedale, bensì di un semplice treno attrezzato, cioè formato da due normali vagoni di terza classe, trainati da una locomotiva a vapore.

Sui vagoni non esisteva riscaldamento centrale ed erano state installate, sui pianerottoli vicino al gabinetto, delle stufe a legna raffazzonate con bidoni e tubi di lamiera.

La stufa riusciva appena a creare una piccola oasi di calore in fondo al corridoio, ma tutti gli scompartimenti erano freddi gelati, sicché a turno i passeggeri – o almeno quelli che erano in grado di muoversi – lasciavano lo scompartimento per andare a riscaldarsi, in piedi vicino alla stufa.

Io fui collocato in uno scompartimento assieme ad altri tre ufficiali, che non erano tuttavia dei malati: due di essi erano rispettivamente un capitano e un tenente dei Carabinieri, e il terzo era un sottotenente di fanteria che essi stavano traducendo in stato di arresto al Comando del C.S.I.R., per essere giudicato da una corte marziale.

Doveva rispondere del reato di insubordinazione grave, e forse peggio, per aver schiaffeggiato un ufficiale superiore in presenza della truppa.

L'episodio era noto, poiché la notizia era circolata anche in ospedale. Non se ne conoscevano i dettagli né mi fu possibile apprenderli dall'interessato, al quale dovevano aver fatto divieto di parlarne.

Durante tutto il viaggio egli rimase in silenzio, assente, apparentemente rassegnato alla sorte che lo attendeva.

Mi faceva una gran pena: pensavo a quanto duramente avrebbe pagato quello che forse era stato soltanto un gesto inconsulto, improvviso, la perdita momentanea dell'autocontrollo, i nervi che saltano quando la pressione si fa insopportabile. [...]

Chissà se i giudici militari avrebbero tenuto conto che si trattava di un ragazzo; chissà se avrebbero costituito attenuanti lo stress dei combattimenti, il freddo, le fatiche, la fame, la mancanza di sonno, i probabili insulti del superiore; chissà se avrebbero evitato di infliggergli una condanna infamante, la degradazione, il carcere militare, il marchio che ne avrebbe segnato tutta l'esistenza.

Ma già... la disciplina, l'esempio, le dure necessità della guerra.

E poi, in fondo, lui sarebbe tornato in Italia, sia pure in quel brutto modo, mentre ad altri, come me senza colpa, poteva toccare una pallottola russa in mezzo alla fronte.

Poi mi distrasse da quei pensieri e mi colpì favorevolmente il contegno dei due ufficiali dei Carabinieri: né ostilità né freddezza nei confronti di quel poveraccio... anzi, cortesia e forse comprensione. [...]

Nel tardo pomeriggio giungemmo a Dnepropetrovsk. Assieme ad altri ammalati o feriti fui trasportato all'Ospedale di Riserva n. 1.

 

 

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