Ciao, Francesco.
Come stai?
Grazie per avere postato nel forum l'articolo di Claudio Del Frate, con cui sia il Vice-Presidente nazionale U.N.I.R.R. - Italo Cati - sia la sottoscritta hanno avuto modo di scambiare al telefono poche parole, ieri sera, in merito alla vicenda.
Nel leggere l'articolo, noto un'imprecisione importante: la didascalia della foto non è corretta.
Il totale dei caduti e dispersi al Fronte Orientale (secondo le
stime più recenti
si tratta di quasi 89.000 uomini) non corrisponde certo a quanti morirono durante il ripiegamento, ma alle perdite subite dai reparti italiani durante l'intera Campagna di Russia (e quindi anche durante il ciclo-C.S.I.R.).
Secondo alcune stime (riportate nel
Rapporto U.N.I.R.R. sui prigionieri di guerra italiani in Russia) 95.000 erano gli uomini assenti al termine del ripiegamento.
Di tali 95.000:
25.000 morirono durante il ripiegamento stesso (freddo, stanchezza, congelamenti, scontri in battaglia, ferite...)
70.000 circa vennero catturati
Dei 70.000 catturati, 60.000 circa morirono in prigionia e 10.000 circa sopravvissero e rientrarono in Italia.
Dei 60.000 morti in prigionia, 40.000 circa furono effettivamente censiti come deceduti nei lager, e circa 20.000 persero la vita durante le marce del davai e i trasporti ferroviari, o anche nei primissimi mesi nei campi, senza essere stati registrati dalle autorità sovietiche.
Tornando all'articolo del Corriere della Sera, e ai dati espressi dal colonnello Massimo Multari (a un suo testo si riferisce il link che ho inserito sopra), essi differiscono abbastanza dalle stime indicate nel Rapporto U.N.I.R.R. già menzionato.
Il colonnello Multari, infatti, cita 24.643 morti accertati in prigionia e quasi 57.000 dispersi.
Al numero dei dispersi
generici - che avevo riferito io stessa ieri sera al giornalista, desumendolo dal testo del colonnello Multari - andrebbero aggiunti 317 militari italiani dispersi in prigionia (al signor Del Frate avevo menzionato anche questi).
E' difficile, ne convengo, dare un'idea adeguata di quello che fu la Campagna di Russia - in tema di perdite - in pochi minuti di conversazione telefonica.
In Facebook - da ieri mattina - è un continuo postare commenti, un intrecciarsi di speranze, di voglia di sapere.
Inserisco anche qui alcune considerazioni che ho già pubblicato in due Gruppi Facebook.
Nella regione di Kirov erano situati alcuni campi di prigionia e campi ospedale.
Di conseguenza, nelle adiacenze di ognuno di essi - così come per qualsiasi lager sovietico - si trovavano fosse comuni in cui i corpi dei prigionieri di tutte le nazionalità venivano inumati.
Ora, sembra che questa enorme fossa comune sia a poca distanza dalla città di Kirov (capoluogo di regione).
Con ogni probabilità i convogli ferroviari diretti ai campi cui ho accennato all'inizio transitavano per Kirov. Quanti morirono durante i trasporti in treno (che, per quanto ne sappiamo, non vennero mai registrati dalle autorità sovietiche) venivano scaricati durante il viaggio, o durante le soste nelle stazioni.
Può essere, quindi, che la sepoltura comune rinvenuta di recente sia servita per seppellire o i prigionieri di un campo nelle immediate vicinanze della città di Kirov, o quanti erano deceduti in treno... In merito all'identificare i corpi, mi auguro sia possibile fare qualcosa, ma razionalmente - e considerando le modalità con cui i corpi venivano seppelliti - temo che i resti saranno difficilmente identificabili, a meno che il piastrino non sia al collo, o che i prigionieri avessero ancora le divise e che si siano conservati frammenti o piccoli oggetti utili al loro riconoscimento. Già la mescolanza delle nazionalità per quanto riguarda le inumazioni - prassi comune - complica le cose.
Continuiamo a seguire gli eventi, ovvio... e speriamo che qualcosa possa essere fatto, ma non mi sento - a essere sincera - di alimentare troppe illusioni.
Mi auguro con tutto il cuore di essere contraddetta e che almeno alcuni di quei resti possano essere identificati.
Un caro saluto.
Patrizia