Recensione di Patrizia Marchesini
Il libro è la trascrizione delle lettere e del diario del sottotenente Guido Vettorazzo, appartenente al Battaglione Tolmezzo della Divisione Julia.
Le lettere seguono cronologicamente gli eventi, dalla partenza per il Fronte Orientale fino al gennaio 1943, e danno un quadro preciso di come il giovane ufficiale viva la sua esperienza in Russia. All’inizio chi scrive è Guido, l’imboscato – così, infatti, si firma – che, costretto lontano dalla prima linea per una serie di circostanze, si consola in parte con il motto mussoliniano “La Patria si serve anche facendo la guardia a un bidone di benzina”. Comandante, in seguito, del plotone mortai della 114ª Compagnia Armi Accompagnamento, è tra i primi della Julia mandati a tamponare la situazione nel settore del II Corpo d’Armata.
Le lettere perdono a poco a poco il tono propagandistico – retaggio obbligato dell’epoca – a favore di una certa inquietudine, sottesa nell’intento evidente di non preoccupare i familiari. La trascrizione delle lettere inizia a intervallarsi, a questo punto, con brani del memoriale che l’Autore stese subito dopo il rimpatrio. In tali passaggi si assiste a un progressivo disincanto: la guerra – quella vera, della primissima linea, con le sue brutture, con le sofferenze per forza subite e inferte – lo impone.
Inizia il ripiegamento e la corrispondenza con i familiari si interrompe. Soltanto i ricordi del memoriale – a volte puntigliosi, a volte scarni – danno voce agli eventi. Dopo l’uscita dalla sacca, alcune cartoline spedite a casa, ripetitive, prosciugate di ogni parola superflua. Diverse, come diverso è ora – non potrebbe essere altrimenti – il giovane sottotenente. Vettorazzo riprende a scrivere una volta giunto nei pressi di Gomel’ e, in maniera più serena, durante il periodo contumaciale a S. Candido. Qui, gradatamente e con una sorta di stupore, tornano i letti, l’acqua calda, i termosifoni: [...] come si può vivere così, si domanda il 23 marzo 1943.
Il volume, grazie anche alle note aggiunte dopo il testo di alcune lettere, è senza dubbio interessante per i dettagli legati alla vita quotidiana dei soldati in guerra e della popolazione russa, dettagli che facilitano al lettore una ricostruzione d'insieme, lasciandolo libero di esprimere considerazioni personali su aspetti e residui di quella Campagna. Un libro sincero che pone in ultima analisi il fardello di ogni guerra, capace non solo di lasciare segni profondi, ma anche di modificare per sempre l’approccio all’esistenza e all’altro in chi l’ha vissuta.
Guido Vettorazzo, Cento lettere dalla Russia – 1942-1943
Museo Storico Italiano della Guerra, Rovereto (TN), 1993
Leggi anche un brano del libro e l'intervista all'autore.