A cura di Ezio Fiori e Pierantonio Segato 

 

Nome: BARBETTA EMI ACHILLE
Professione: ingegnere 
Di: Achille e Mazzera Cesira
Nato il 18 agosto 1898, Comune di Mantova 
Stato Civile: coniugato con Marinetti Bice Francesca (Vedi nota Archivio Storico di Mantova)
Posizione storica militare I^ G.M.: Ufficiale di complemento del Distretto militare di Vicenza
Posizione storica militare II^ G.M.: Capitano, specialista del Genio e Chimici del Distretto Militare di Verona matricola Nr. 1014867
Comandato sul Fronte Orientale col C.S.I.R. (Corpo di Spedizione Italiano in Russia) nel 1° Reggimento Genio Pontieri di Verona con Deposito a Legnago; IX Battaglione – 22^ Compagnia del XXXV Corpo d’Armata P.M. 88/R 
In agosto del 1942 viene trasferito presso il Comando dell’8^ Armata. Posta militare Nr. 6 
Funzioni da Militare: ingegnere progettista e direttore dei lavori su ponti e manufatti
Causa del decesso: incidente avvenuto in data 25 dicembre 1942 durante la marcia verso Tambov, in una località oltre il fiume Don.  
 

NOTIZIE DAL MINISTERO DELLA DIFESA – ALBO D'ORO

Dal fascicolo del Capitano Barbetta Achille, presso l'Albo d’oro di Roma, si evince quanto segue:
Il 25 dicembre 1942, mentre si trovava in colonna di prigionieri veniva investito da un carro armato russo nei pressi del Don.
Il Ministero degli Esteri, nell’anno 1951, notificò al Comune di Mantova l’Atto di Morte del Capitano Barbetta Emi Achille, repertorio n. 8 parte II^, serie C con le motivazioni summenzionate.  
 

NOTIZIE DAL COMUNE DI MANTOVA: ATTO DI MORTE

Presso i Servizi Demografici – Atti di morte – di Mantova, l'atto di morte del Capitano Barbetta recita:


L’anno 1951, addì 2 marzo alle ore 16 nella Casa Comunale. Io sottoscritto Prof. Cadorin Bortolo, Segretario ed Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Mantova per delegazione del Sindaco, avendo ricevuto dal Ministero degli Esteri una lettera in data 27 febbraio scorso, n. 139843 con cui mi chiede di trascrivere in questi registri copia di Atto di morte del Capitano BARBETTA EMI ACHILLE di Mantova, aderendo a tale richiesta trascrivo per intero ed esattamente la copia stessa che è del seguente tenore.


TRASCRIZIONE 
-- Commissione Interministeriale per la formazione e la ricostituzione di atti di morte e di nascita non redatti o andati smarriti per eventi bellici – N° 185379 d’ordine. 
Copia dell’Atto di morte del Capitano BARBETTA EMI ACHILLE redatto dalla Commissione di cui sopra in base al R.D.L. 18 -10 - 1942 n. 1520 ed dal Decreto Legislativo del 05-04-1946 n. 216. 
L’anno 1951 il 13 di febbraio, la Commissione di cui sopra composta dai Signori:


1) Faccini Dr. Renato, Cons. di Cassazione – Presidente,

2) Rambaldi Fernando – Ten. Col. Esercito, Membro,

3) Petti Dr. Luigi – Capo Div. Ministero Difesa Esercito – Membro, con l’intervento del Capitano Ftr. Grasso Mariano – Segretario.

 
Visto il verbale della stessa Commissione in data 13 febbraio 1951 n. 18537 dichiara che il giorno venticinque dicembre dell’anno millenovecentoquarantadue (25-12-1942) è deceduto nei pressi del Don, alle ore non accertate in età di anni quarantatré BARBETTA EMI ACHILLE appartenente alla 22^ Compagnia, IX Battaglione Pontieri, nato il 18 agosto 1898 a Mantova, residente a Mantova, Via Nievo 14, figlio di fu Achille e di Mazzera Cesira, celibe. (Vedi nota Archivio Storico di Mantova).
Il suddetto Barbetta Emi Achille è morto in seguito a investimento di un carro armato russo, in prigionia ed è stato sepolto (non accertato).
Talché si è redatto il presente atto che, previa lettura e conferma, viene sottoscritto dai componenti la Commissione e dal Segretario (sopracitati).
Eseguita la trascrizione ho munito del mio visto e inserita la copia stessa nel volume degli allegati a questo registro.


L’UFFICIALE DELLO STATO CIVILE (Firma illeggibile).  
 

NOTIZIE DALL'ARCHIVIO STORICO DI MANTOVA

 

Il Fascicolo Familiare di Barbetta Emi Achille nell’Archivio Storico di Mantova riporta che il Caduto si era sposato a Padova in data 4 agosto 1932 (Nr. 69 P.II^-B) con Marinetti Bice Francesca nata il 29-10-1909 a Venzone (UD) ed abitavano a Mantova in Via Ippolito Nievo n.14.    
 

NOTIZIE DALLA MADRE CESIRA: CORRISPONDENZA RICEVUTA
 
MITTENTE: Barbetta Emi Achille, Capitano, IX Battaglione Pontieri P.M. 88/R
Alla Signora Cesira Mazzera: F.R. 12 maggio 1942
[...] qualche pomeriggio andiamo coi colleghi a teatro e al cinema dato che in questa grande città vi sono 2 teatri e 4 cinemotografi

(Si evince che il Cap. Barbetta in tale data si trovava a Dnepropetrovsk.) 


MITTENTE: Barbetta Emi Achille, Capitano, Comando 8ª Armata, IX Btg. Pontieri, P.M. 6 
Alla Signora Cesira Mazzera: F.R. 24 agosto 1942 
[...] Ho ricevuto le Tue dopo essere stato in conferenza con Generale Comandante il Genio (Gen. Arnaldo Forgiero, n.d.r.) dal quale ho avuto l’incarico della costruzione di un ponte in legno di una certa importanza su un itinerario principale di 24 tonnellate di portata e a doppio transito e di una lunghezza di 80 metri; lavoro che certamente durerà fino alla fine di settembre. Ho cominciato subito nel pomeriggio, lo studio ed i calcoli relativi e poi dovrò andare in giro alla ricerca di tutto il materiale occorrente e l’attrezzatura; è un lavoro di impegno per il quale mi sento preparato e sono sicuro di fare una bella figura…

(Si tratta del grande ponte sul fiume Donez.)  


MITTENTE: Barbetta Emi Achille, Capitano, Comando 8ª A., IX Btg. Pontieri, P.M. 6 
Alla Signora Cesira Mazzera: F.R. 17 novembre 1942
[...] Certamente ti scriverò alla fine del mese perché ora col freddo e con tutti gli spostamenti della posta l’ufficio della P.M. 6 è ora a 150 Km da qui…
[...] Ora ho avuto l’incarico di montare delle baracche in legno e spero tanto dopo questo ultimo lavoro di trovare la possibilità di ritornare a voi alla sempre bella Italia…  

(Il Capitano Barbetta era impegnato nel dirigere la costruzione di baracche per i fanti della Divisione Pasubio e dei prigionieri sovietici nei capisaldi del Cappello Frigio.)  


MITTENTE: Maggiore Raffaele Cavalli (non è riportata la data)
Alla Signora Mazzera Cesira, Via I. Nievo 14 – Mantova 
[...] Sono molto spiacente di doverle dire che gli eventi in cui avvenne la scomparsa del suo caro figliolo si sono prodotti il 20 dicembre 1942, cioè appena due giorni dopo il mio arrivo in Russia a Kantemirowka, mentre il suo figliolo si trovava nella zona del fronte a circa 50 Km. dalla sede del Battaglione. Infatti non ebbi nemmeno il tempo di conoscerlo poiché il 19 dicembre quando mi recai col Maggiore Rinaldi, già suo Comandante, nella località ov’era dislocata la Compagnia, Suo figlio era assente, perché s’era recato verso la linea con i nuovi soldati, da due giorni arrivati dall’Italia...
Firmato: Maggiore Raffaele Cavalli – Belluno  


LETTERA DI UN SOLDATO DEL CAPITANO BARBETTA
(Data non riportata)
Distinta Signora,
da diverso tempo avevo intenzione di scrivervi per poter lenire quell’apprensione dolorosa che vi tormenta per la mancanza di notizie del Vostro figlio Capitano Achille Barbetta Emi. Sono un suo soldato, da quando sono venuto alle armi e fino al novembre dello scorso anno sono stato sempre alle sue dipendenze ed è per questo che mi sono sentito in dovere, oltre al fatto che ero legato al vostro figliolo da vero affetto filiale, di scrivervi.
Due giorni fa il Comando di Battaglione ha inviato al Ministero per la conseguente comunicazione a voi della notizia che il Capitano Barbetta, il giorno 19 dicembre 1942 è stato dichiarato disperso nel fatto d’arme di Getreide schw.
Ho visto partire il telegramma e subito ho pensato a voi sapendo in quale straziante dolore vi porterà quelle nude parole. Prego Iddio che queste mie poche righe possano mitigare il vostro dolore. Durante i combattimenti nei quali il Capitano Barbetta è stato disperso non ero presente. Mi trovavo in un altro settore del fronte. Non appena incontrai qualche soldato della Compagnia comandata dal vostro figliolo chiesi informazioni sulla sua salute. Quei soldati non seppero dirmi niente, in quanto erano appena giunti dall’Italia e ancora non lo conoscevano. Soltanto nella prima decade di gennaio e cioè quando qualche soldato, che da tempo si trovava nella Compagnia del Capitano Barbetta, giunse sul posto ove mi trovavo, seppe dirmi delle informazioni esatte sul vostro figliolo. Il Capitano Barbetta dal giorno 19 dicembre 1942 si trovava accerchiato, chi mi diede questa informazione è un soldato che è stato con lui fino al giorno 22 dicembre, data in cui il Capitano decise di rompere l’accerchiamento portando i suoi uomini all’assalto. Da tale giorno del Capitano e dei suoi uomini non si seppe più nulla.
La vostra domanda a questo punto sarà di sapere cosa gli sarà successo. Nessuno sa niente signora. Il vostro cuore saprà darvi una risposta. Sperate, Signora! Il Capitano non può non tornare. Un uomo tanto buono, tanto amato e tanto forte non può essere travolto da un destino così crudele.
Anche delle sue cose personali non è rimasto nulla, il suo attendente che le aveva in consegna ha dovuto abbandonarle per forza maggiore.
Vi prego Signora di sapermi vicino nel vostro grande dolore.
Con ossequi. Cap. Magg. Dastrù (?) Spartaco, (firma dal cognome illeggibile)
IX Btg. Pontieri – Comando – P.M. 6  

(Si evince che il Capitano Barbetta il 19 dicembre 1942 si trovava sul “Cappello Frigio” settore della Div. Pasubio e che il 22 aveva partecipato ai fatti d’arme di Arbusov. Infatti, risulterà al fine, fatto Prigioniero e Deceduto per incidente il 25 dicembre 1942 nella tragica marcia del “Davai”.)  
 

TESTIMONIANZA DELLA MADRE CESIRA: PROMEMORIA DELLE RICERCHE

[…] In seguito a dichiarazione dei soldati Lena Carlo e di Addone Cesare, mio figlio fu ritenuto dal Ministero della guerra come morto. Interrogati questi soldati in presenza di testimoni hanno dichiarato e scritto: il primo di non aver visto morire il Capitano ma d’averlo sentito dire. Il secondo non può con certezza assicurare che mio figlio sia morto avendo dovuto proseguire la marcia essendo in colonna. Perciò prego il Ministero d’interrogare questi soldati perché mio figlio sia considerato disperso…    

 

TESTIMONIANZA DEL SOLDATO CARLO LENA

 

Legione Territoriale dei Carabinieri di Milano – Stazione di Casalmaggiore
Prot. n.45 – Casalmaggiore 04-01-1948
Oggetto: Cap. Barbetta Emi Achille
Al Ministero Difesa Esercito – Roma
Si trasmette l’unita dichiarazione rilasciata da Lena Carlo in merito alla morte del Capitano Barbetta Emi Achille che recita:


Io sottoscritto Lena Carlo, di Vittorio e di Vezzoni Caterina, nato a Casalmaggiore il giorno 11 novembre 1920, ivi residente in frazione Vicinanza, agricoltore, dichiaro che il Capitano BARBETTA Emi Achille della città di Mantova è deceduto verso il 25 dicembre 1942 in Russia e precisamente dopo il Don mentre incolonnati si marciava verso Tambò. Il predetto ufficiale trovava morte immediata per investimento da parte di un carro armato Russo.
Preciso che vidi il predetto Capitano orribilmente schiacciato.
In fede di quanto sopra mi sottoscrivo.
Il dichiarante: Lena Carlo.


Atto vistato e sottoscritto dal Maresciallo Maggiore, Comandante la Stazione, Vismara Giovanni.

 

TESTIMONIANZA DI ARTURO NALETTO 

20 Dicembre 1942:
[…] appena fatto giorno siamo usciti per proseguire il nostro cammino, ma dalla direzione che dovevamo prendere arrivarono i nostri alleati che ci dissero che da quella parte stavano avanzando i russi.
Tra questi soldati ritrovai il mio capitano e altri miei compagni che mi chiesero se sapevo qualcosa degli altri e risposi che io ero l’unico ad essere riuscito a fuggire.
 
[...] Il mio Capitano chiese chi voleva partire con lui per prendere una strada attraverso la steppa, in cinque sei andarono con lui, io e gli altri invece scegliemmo di rimanere con la pattuglia tedesca, ed in seguito non si è più saputo che fine aveva fatto questo gruppetto.  

TESTIMONIANZA DI GAETANO PICCOLI

Notte tra il 20 e il 21 dicembre 1942:
[…] Cercammo e finalmente avvistammo un camion di pontieri come noi, 22ª Compagnia IX Battaglione. Ci avvicinammo e chiedemmo all’autista di far salire anche noi. Non potevamo riconoscerlo per il passamontagna che portava e il buio della notte:

"Siamo pontieri.", dicemmo. L’ ufficiale vicino all’autista ci chiese: "Chi siete?"

Rispondemmo i nomi. "È molto carico ma salite anche voi..." In quel momento ho riconosciuto la voce del mio capitano Barbetta. Era un  mantovano, un brav’uomo arrivato da poco in Russia. Lo avevamo conosciuto quando eravamo reclute a Verona nel 1940. Saliti sul camion trovammo tanti nostri amici. Saranno state le ore 2-3 della notte. La colonna continuava la sua marcia.
La mattina del 21 dicembre il cielo diventò grigio e la temperatura diminuiva. Verso le ore 8 di mattina ci trovammo in una balca (conca) circondati dai Russi.
Eravamo in trappola.
Cominciò una sparatoria. Il camion per scappare finì fuori pista, dentro una buca e non poteva più muoversi. Scendemmo tutti, era un inferno vero.  Da quel momento non vidi più il capitano. A guerra finita ho saputo che era morto proprio quella mattina, il 21 dicembre.
   

(Piccoli aggiungerà che non vide scendere il Capitano dal camion e che per la dinamica dell'incidente poteva essere rimasto ucciso. Ha sempre pensato che probabilmente il Capitano morì proprio in quell'incidente.)  

TESTIMONIANZA DI ENRICO MONTANI

[…] 18 dicembre 1942 – Verso mezzogiorno dal telefono sento una voce: "Siamo circondati, abbiamo i Russi alle spalle a circa 100 Km.”

“In Russia esiste la parola arrangiarsi”, questa è la risposta ad una mia domanda. Comincia la ritirata.  A piedi ci dirigemmo a sud. A Kantemirovka trovai altri della mia Compagnia; i Russi erano già in periferia con i carri armati e sulla cittadina arrivavano bombe da ogni parte. Del Serg.Magg. Graziani (Graziani Alfredo di Vicenza, classe 1921 – IX Btg. Pontieri, deceduto in prigionia, località sconosciuta il 30-11-1945), del Furiere Bertoli (Bertoli Ettore di Morbegno, classe 1915 – IX Btg. Pontieri, disperso il 19 dicembre 1942), non seppi più nulla. Con Tirelli e Contardi ci trovammo dopo diversi giorni. Conoscendo la strada, vado verso Tcerkowo (Cercovo, Tcerkovo): è un caos, si salvi chi può, tutti cercano di uscire per non essere accerchiati. Le strade sono ingombre di uomini e mezzi.

Qualcuno viene investito e schiacciato dai mezzi in fuga. Dalle colline circostanti spuntano i carri armati russi. Cominciano i bombardamenti. Morti, feriti, case che crollano e bruciano.
Dicono che qui ci sia il grosso della nostra Compagnia con il Capitano Barbetta. Erano circa un’ottantina di uomini... Mai più visti.
Con essi vi era il mio compaesano Serana (Serena Aldo di Monticelli d’Ongina, I° Btg. Pontieri,  deceduto nel Lager di Uciostoje il 31-12-1943): lo chiamavano la locomotiva umana. Fu l’unico di noi Piacentini a morire in Russia. Un grosso pagliaio serviva per ricovero dei feriti, congelati, malati; ne conteneva circa duecento. Alcuni colpi di katiuscia lo incendiarono con il suo contenuto umano. Anche qui parecchi della mia Compagnia trovarono la morte.  

TESTIMONIANZA DI PIETRO CHIESA
 
Testimonianza del 1943
[…] Il giorno 15 (dicembre) seppi telefonicamente dal Cap. Barbetta che il giorno seguente sarebbe venuto a darci il cambio con i complementi. Feci quindi avvertire, oltre Cristiani e Soster, tutte le squadre di tenersi pronte per l'indomani...

[...] Gli ufficiali assieme ai quali andavo in linea, oltre che il Cap. A. Barbetta (Emi Achille, bolognese), erano il Ten. Mori, il S.Ten. Focherini ed un terzo di cui non ricordo il nome...
 

 

Testimonianza del 2005
[...] Da questo momento, tanto io quanto il sottotenente Focherini perdemmo contatto dai complementi rimasti in linea ed il racconto che segue sarà frutto di supposizioni. Come detto e documentato, alle ore 8 circa del 18 dicembre, il secondo attacco russo, pur condotto da un reparto russo dotato di parabellum e con l'appoggio di mortai d'assalto, fu respinto.
Non ritengo che i russi abbiano nello stesso mattino tentato un nuovo assalto ed accerchiato i superstiti.
Questa ipotesi è da scartare perché, se fosse accettata, non si spiegherebbe la scomparsa del capitano Barbetta che si sarebbe salvato, perché era il solo a non trovarsi in quel momento in linea, ma in retrovia.
II fatto dev' essere quindi accaduto in un momento successivo ed in località imprecisata.
Alle ore 10 dello stesso giorno (18 dicembre) fu ordinato il ripiegamento, che ho ragione di ritenere sia stato effettuato dal nostro reparto. A questo punto i fatti quadrano soltanto ammettendo che gli ufficiali ed i soldati che hanno effettuato il ripiegamento siano venuti a ricongiungersi con il capitano Barbetta che era rimasto in retrovia.
In questa retrovia erano fermi i camion che erano serviti per il trasporto dei complementi stessi e che avevano certamente il carburante per effettuare il ritorno. È logico pensare che si siano mossi su questi autocarri per continuare il ripiegamento.
È altrettanto logico pensare che il capitano Barbetta abbia pensato o tentato di ritornare a Garmascewka dove aveva la base la Compagnia (dove egli era sempre rimasto e dalla quale era partito per portarci i complementi). La mia tragica ipotesi è questa: che in questo tentativo sia finito col mettersi sulla direttrice di marcia delle colonne dei carri armati da 40 tonn. russi, che puntavano su Millerovo, con conseguenze devastanti.
Questa è la mia supposizione, non convalidata da alcuna testimonianza, perché in oltre sessant'anni di vita, nonostante le informazioni cercate nel 1943 con i superstiti, ed in seguito in diversi raduni di pontieri, non ho mai trovato nessuno che mi desse conferma o che mi offrisse una diversa spiegazione.
Ho sempre considerato cosa assurda che di quel reparto sia ritornato solo io, dei vecchi ufficiali, e solo il sottotenente Focherini, dei nuovi arrivati, perché feriti nell'ultima ora e che tutti gli altri fossero scomparsi nel nulla.
Da due vecchi pontieri (Piccoli Gaetano di Verona ed altro di cui non mi viene il nome), rimasti prigionieri e rientrati nel 1946, non ho potuto avere conferme, perché non si sono trovati con il reparto che ha ripiegato col cap. Barbetta. Altri si sono salvati, percorrendo incredibilmente la strada a piedi nella neve ma erano dei vecchi che dovevano ricevere il cambio e provenivano da altre zone del fronte, perché distaccati per lavori di  rifugio in prima linea. Di questi ebbi conoscenza parecchi anni dopo, nei vari raduni dei superstiti del IX Btg. Pontieri (dal 1970 in poi) ma essi non furono in grado di sciogliere il mio enigma, perché nessuno di loro appartenne al gruppo di complementi che ripiegò col cap. Barbetta.

 

 


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