Kantemirovka-3Vista attuale di Kantemirowka e delle collineMinistero della Difesa 
Stato Maggiore dell'Esercito – Ufficio Storico  
Le operazioni delle Unità italiane al Fronte Russo (1941-1943)
Tipografia regionale, Roma,1977 
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Da pag. 381. Episodio di Kantemirovka. 19 dicembre 1942.  
Fronte del II Corpo d'Armata.

Durante la notte il Comando d'Armata rendeva formale il passaggio della responsabilità operativa dal Comando del II Corpo d'Armata italiano a quella del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco, stabilitosi a Golaja, senza portar seco alcuna forza combattente.
Con quell'ordine (Documento n. 106) veniva resa alle Unità italiane non schierate la guida naturale per la ricostituzione, intesa quale mezzo per rendere loro le "caratteristiche di reparti combattenti", con lo scopo finale del reimpiego più sollecito possibile.
Il Comando del XXIV Corpo si era immesso nelle funzioni senza formalità, anche contro le disposizioni dell'Armata, semplicemente disinserendo i contatti telefonici tra il II Corpo e le Grandi Unità tedesche, con le quali pure cooperavano Unità italiane dello stesso II Corpo d'Armata.
I combattimenti intorno a Taly proseguivano senza interruzioni.
Il generale Zanghieri, in un colloquio telefonico con il Comandante dell'Armata, ripeteva il concetto delle non idoneità di Kantemirovka per il riordinamento dei reparti, specialmente se fosse cessata la resistenza di Taly, e prospettava l'eventualità di un trasferimento ad ovest, nella zona di Voroscilovgrad, oppure a nord, nelle retrovie del Corpo d'Armata alpino.
Il generale Gariboldi insisteva sull'urgente esigenza di alimentare i reparti in linea, da anteporre a quella del riordinamento, anche se il provvedimento poteva essere attuato soltanto con drappelli eterogenei e raccogliticci.
Comunque, a Kantemirovka erano in corso le operazioni per formare ed avviare nelle località e nei tempi previsti i tre blocchi stabiliti il giorno precedente.
 
TUTTI SAPEVANO che i Sovietici stavano avanzando, ma la precisa segnalazione che carri armati avversari si stavano dirigendo da Taly su Kantemirovka era giunta alle ore 8 circa del mattino.
QUANDO LE SAGOME DEI CARRI ARMATI SOVIETICI SI PROFILARONO SULLA COLLINA SOVRASTANTE LA STAZIONE FERROVIARIA E SI FERMARONO IN OSSERVAZIONE, FURONO RITENUTI DI MEZZI TEDESCHI. Ma le cannonate dirette sull'abitato che brulicava di uomini avevano subito chiarito a tutti di chi si trattasse.
Oltre ai numerosi soldati, sostavano nel vasto piazzale di Kantemirovka circa trecento automezzi pronti a partire e con i motori accesi a causa della temperatura bassissima.
Le cannonate e le raffiche di mitragliatrice dei carri provocarono sorpresa, disorientamento e panico. La grande massa degli uomini sciamò velocemente dalla piazza, cercando scampo in ogni modo. Si verificò così una generale corsa verso gli automezzi, alcuni dei quali partirono addirittura vuoti, per allontanarsi più in fretta. Abbandonarono caoticamente Kantemirovka gruppi di automezzi stracarichi di uomini ed altri gruppi di soldati a piedi, che non avevano avuto modo di salire sugli autocarri. La disordinata massa si disperse successivamente in rivoli verso Belovodsk, Starobelsk, Tcertkovo, Millerovo e su altri itinerari, in un generale frammischiamento di militari di ogni provenienza, finiti poi nelle località e nei reparti più impensati.
        
Fu abbandonato armamento, equipaggiamento ed ogni cosa ingombrante che avrebbe potuto rallentare il movimento.
Analogo fenomeno era avvenuto alla stazione ferroviaria, ove erano in sosta treni già carichi di personale in attesa di partire.
I pochi rimasti, in gran parte ufficiali, si aggiravano nell'abitato, nell'intento di portare ordine fra coloro che erano ancora incerti sul da farsi, fatti segno del fuoco di elementi nemici che ormai percorrevano le strade semideserte. Qualche ufficiale era riuscito a recuperare un automezzo ed a superare la colonna degli uomini a piedi, per mettersene alla testa e riportarli nell'ambito disciplinare ed organico. A Belovodsk, parte dei fanti del 38° [Reggimento] era stata riportata all'ordine ed aveva preso posizione a difesa della base logistica.Il giorno successivo si era ordinatamente trasferita a Voroscilovgrad.
Unità e personale rimasti in Kantemirovka, sotto la guida del Capo di Stato Maggiore dell'Intendenza, riprendevano la normale attività, prima fra tutte quella dello sgombero su Voroscilovgrad degli ospedali da campo e dei più utili materiali dei magazzini d'Intendenza.
La vita dell'abitato era resa più difficile dall'azione dei partigiani, operanti in nuclei.
 
L'episodio di Kantemirovka, che, nel rispetto della verità attestata da testimonianze dirette, si è qui narrato senza eufemismi e senza artifici dialettici miranti a mascherare la poco edificante realtà della vicenda, è stato e resta un fatto isolato della campagna italiana in Russia.
Esso non deve perciò portare a gratuite generalizzazioni, anche perché coinvolse meno del due per cento della forza complessiva impegnata nella Seconda Battaglia Difensiva del Don.
Senza indulgere per nulla sul comportamento di quei soldati, occorre tuttavia considerare, che provenivano tutti da una impari lotta durata circa dieci giorni, lotta che li aveva esauriti nel fisico e nel morale e li aveva resi ormai incapaci di ogni reazione. A ciò si aggiunga la chiara consapevolezza di ciascuno che nemmeno il sacrificio di tutti gli uomini dell'Armata sarebbe bastato ad arrestare la travolgente valanga di ferro e di fuoco, che poneva, tra l'altro, di fronte ad ogni soldato italiano del settore investito non meno di cinque soldati russi.
 
 

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