Il maresciallo Angelo Basile, affiancato dalla figlia Amelia, fu instancabile animatore dei raduni dei Pontieri Reduci di Russia.
A lui si debbono innumerevoli iniziative di pace e di ricordo.
Ecco un articolo che ricorda una delle iniziative che promosse con passione.
Corriere della Sera di lunedì 19 giugno 1978
Tornano in Russia 143 reduci italiani accolti con simpatia dagli ex nemici
MILANO – Hanno percorso, in dodici giorni, 7.660 chilometri. In aereo, in treno, in autobus, per le strade di cinque grandi città sovietiche. Sono stati accolti con simpatia, cordialità, estrema cura. Erano 143: li hanno trattati, uno per uno, con gli onori militari. Così i reduci, così i familiari dei caduti e dispersi. "Questa vostra visita" è stato ripetuto spesso ai banchetti e nei discorsi di benvenuto "rinsalda i rapporti fra il popolo sovietico e quello italiano, cancella il sangue dolorosamente sparso durante la guerra, fa onore ai nostri e ai vostri caduti, rafforza in tutti noi il desiderio di pace."
Tornati in Italia, i veterani di guerra dell'U.N.I.R.R. (Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia) hanno così portato ricordi diversi da quelli, terribili, del conflitto di cui furono protagonisti (per fedeltà alla bandiera) e vittime (per il folle disegno di conquista). In gran parte milanesi e lombardi della Divisione Celere (detta P.A.D.A., Principe Amedeo Duca d'Aosta); molti emiliani e veneti della Divisione Pasubio; una folta rappresentanza di fiorentini, romagnoli e romani della Divisione Torino; di tutto il C.S.I.R., dell'ARM.I.R., per arrivare a un reduce di Campobasso.
I veterani e i loro familiari (il gruppo più numeroso era quello degli ex pontieri, guidati dal maresciallo Basile) sono partiti da Milano la mattina del 29 maggio. Hanno raggiunto Kiev (rimettendo piede in terra sovietica a trentacinque anni di distanza dalla fine della tragica ritirata) e da qui è cominciato il loro pellegrinaggio nei luoghi dove avevano vissuto i giorni terribili della guerra.
A Kiev è stata visitata, nel parco della Gloria Eterna, la tomba del soldato ignoto sotto l'obelisco (alto 26 metri) dove arde il fuoco eterno (come ha voluto sottolineare la guida, precisando che a questo fuoco attingono le altre città della Repubblica per i loro monumenti ai caduti) e dove le coppie di sposi portano fiori il giorno del matrimonio. Subito dopo la comitiva si è trasferita al Museo Ucraino della Storia della Grande Guerra Patriottica 1941-1945. I veterani sono stati accolti dal colonnello Grignov Vladimir Mikailovic: dopo il suo discorso, hanno ascoltato l'interprete leggere la lettera di un Italiano condannato a morte e successivamente lo stesso colonnello ha rievocato la figura di Poetan (Polataiev) Fiodor Alexander Gorlovo. Questi, fuggito da un campo di concentramento vicino ad Alessandria, si aggregò con altri Sovietici alla formazione di partigiani italiani Oreste. Il 2 febbraio del 1945, nell'intento di contrastare i nazifascisti che volevano occupare i passi montani liguri, cadde valorosamente a Cantalupo: aveva soltanto 36 anni.
Dopo questa rievocazione, i veterani hanno assistito al documentario sulla distruzione tedesca di Kiev.
Seconda tappa del viaggio: Donetsk, l'ex Stalino, dove molti soldati italiani rimasero fino alla ritirata. Dopo le visite alle miniere, i veterani hanno reso omaggio alle tombe dei caduti: una lunga e commossa preghiera, intervallata da solenni momenti di silenzio. Prima di raggiungere Mosca, una puntata a Karkov, città industriale, con una visita al nuovo Monumento alla Resistenza: anche qui, come nelle tappe precedenti e in quelle successive, i reduci sono stati accolti con entusiasmo e commoventi manifestazioni di affetto. È stato proprio a Mosca, nella sede del Comitato Veterani Sovietici, che la comitiva ha potuto rendersi conto, fino in fondo, della simpatia e della stima umana, oltreché militare, nutrite dagli ex soldati russi nei confronti di quelli italiani. Vogliamo lavorare per la pace, non vogliamo essere più gli uni contrapposti agli altri, hanno detto i portavoce italiano e sovietico: con le lacrime agli occhi, tra gli applausi, strette di mano e abbracci i 143 veterani hanno cancellato di colpo gli anni bui della guerra.
Antonio Ricchezza