di Patrizia Marchesini
Il sergente Fortunato Pagano, classe 1913, era furiere del Reparto Comando del III Gruppo – 120° Reggimento Artiglieria Motorizzato, Divisione Celere.
Le lettere e le cartoline scritte alla moglie rimasero in attesa fiduciosa sino al 2005, quando vennero ritrovate in un soppalco dalla figlia di Fortunato, Idelma, durante alcuni lavori di ristrutturazione della casa.
Insieme alla corrispondenza, tante foto... piccoli rettangoli di vita quotidiana e per certi versi straordinaria, alcuni davvero significativi in quanto inediti.
Fortunato parte da Padova il 9 febbraio 1942.
Il 3 marzo è a Dnepropetrovsk e in aprile a Stalino.
Lontano dall’Italia e dalla famiglia, ogni giorno fa i conti con la nostalgia e basta che qualcuno disegni su un pezzo di carta bianca – usata come tovaglia – mezza pianta della sua Genova perché Fortunato si senta, per un momento, a casa.
L’8ª Armata italiana, intanto, avanza.
Il 25 luglio Fortunato è a Vorošilovgrad, il 2 agosto accenna ai combattimenti sostenuti dalla Divisione Celere a Serafimovič...
A metà mese il 120° Reggimento Artiglieria si trova a Dëgtevo, nei pressi di Millerovo.
Poi, la Prima Battaglia Difensiva del Don: il 120° torna in linea. Essendo furiere, però, il sergente Pagano rimane a Dëgtevo.
I giorni sfilano via.
Novembre porta l’inverno russo, quello vero. Vengono distribuiti indumenti pesanti: due grossi maglioni... calze, calzettoni e mutande di lana.
La sveglia, di solito, suona alle cinque di mattina. Alle tre di pomeriggio – gli orologi hanno mantenuto l’orario italiano – è già buio, e si cena.
A Varvarin, nei pressi del Don, il paesaggio è tutto imbiancato.
Arrivano anche i cappotti con la pelliccia – già distribuiti lo scorso inverno – e Fortunato rassicura la moglie: con un tale equipaggiamento si sentono pronti per affrontare qualsiasi freddo.
Le sue preoccupazioni, al contrario, sono per la famiglia: a Genova, dove Pagano vive, i bombardamenti si ripetono con frequenza e solo l’avere appreso che la moglie e il figlioletto Leandro si sono spostati in periferia gli fa tirare un sospiro di sollievo.
L’ultima notizia è del 9 dicembre 1942: si accenna alla distribuzione di un sacco a pelo, dotazione fino a quel momento riservata agli ufficiali.
Nei giorni successivi, il vuoto.
Sappiamo che la Divisione Celere riceve l’ordine di ripiegare il 19 dicembre 1942 e che parte del 120° Reggimento Artiglieria arretrerà poi insieme al colonnello Mario Carloni, comandante il 6° Reggimento Bersaglieri.
Fortunato, per il comportamento mostrato il 18 dicembre, riceverà una Croce di Guerra al Valor Militare.
Il 28 dicembre 1942, il sergente Pagano ricomincia a scrivere a casa. Con il passare dei giorni sembra riacquistare serenità e verso la metà del gennaio successivo passa a ricoprire un incarico presso il Comando di Reggimento.
I superstiti del 120° – così come i sopravvissuti dell’intera Armata italiana – si radunano a poco a poco nella zona di Gomel’.
Il 19 marzo 1943 Fortunato accenna – in modo indiretto – ai giorni difficili del ripiegamento, raccontando di avere perduto l’intero corredo personale.
Degli indumenti civili che possedeva, gli è rimasta un’unica maglia.
Il 28 marzo varca il confine al Tarvisio. Trascorre il periodo contumaciale in una caserma recintata e non manca di sottolineare alla moglie quanto sia sgradevole – per quei parenti che riescono a fare visita ai reduci – dovere parlare con il proprio caro attraverso un reticolato, come se i reduci stessi fossero reclusi.
A fine guerra nasce Idelma.
Fortunato morirà nel 1960, a soli 47 anni.
Nel ricordo del papà, Idelma – con l’aiuto della figlia Laura – ha deciso di pubblicare un libro on-line, che si legge d’un fiato.
E in quelle pagine virtuali, cui basta un clic per scorrere sotto i nostri occhi, in quelle foto ordinate per bene, c’è tutto l’affetto possibile.
L’ultima immagine ritrae Idelma e Laura, alcuni anni fa...
Forse è una mia impressione, ma la forma del volto, l’arco delle sopracciglia, lo sguardo e – soprattutto – il sorriso di Idelma mi portano a dire che Fortunato è ancora qui...
Buona lettura.
Come ha riferito Idelma Pagano, alcune delle fotografie pubblicate non sono inedite.
Nel libro sono menzionati anche brevi stralci e dettagli presi dal diario di Celestino Sensi (altro furiere del III Gruppo del 120° Reggimento Artiglieria).