Da Nikolajewka: c'ero anch'io, Giulio Bedeschi (a cura di), Ugo Mursia Editore, Milano, 1972
Testimonianza dell'autiere Amedeo Berton
Io ero del 245º Autoreparto Pesante, noi otto autieri erimo pieni di pedocchi, da venticinque giorni si trovavimo al fronte.
Io non sono politicante, solo un patriota, fino alla morte, solo a Dio credo, non più ali uomini.
Della guerra che provai duramente in Russia ancora oggi qualche giorno non dormo, e mi viene il ricordo dei carri armati, i morti e i vivi italiani tedeschi e russi, squartati da pallottole o schegge di cannone. Una notte avevo caricato un capitano dei bersaglieri squarciato a un braccio, lo legai forte io alla spalla, ma tra Karkov e Kantemirovka la seconda notte mi è morto dissanguato, lo coprii sotto la neve, era di notte, a poco lontano passarono via a grande velocità due carri armati russi, e non si accorsero di noi.
Nel frattempo noi siamo rimasti in sei, con altri tre feriti. Guardo se c'è tutti e mi accorgo che a cinque metri c'era un'ombra; io e un bersagliere ci avvicinammo con le armi in pugno: erano tre alpini abbracciati, morti e in piedi. Li abbiamo stesi e coperti di neve.
Termino perché ho le lagrime ali occhi. Mi tiene in vita i morti che pregano per me.