Dal diario del tenente medico Guido Balzani
La tragedia italiana sul Fronte Russo (1941-1943)
Presentazione e coordinamento di Pier Luigi Bertinaria – Fotografie, documenti, testimonianze raccolte da Bruno Ghigi
Bruno Ghigi Editore, Rimini, 1997
Diciannove Dicembre [1942, n.d.r.]
[...] Millerovo. Naufraghi attratti dalla luce di una lampada elettrica. La curiosità del tenente farmacista M. che ogni dieci minuti si leva dalla paglia fradicia, per osservare, aprendo una porta che spiffera un vento gelido che ci fa imprecare, gli incendi che nella notte divampano sotto il bombardamento aereo.
Con le baionette e i coltelli i soldati stanno scassinando alcune cassette d'ordinanza di ufficiali sperduti. Rissa su scatole di generi alimentari. Una giubba di stoffa diagonale vola sul ghiaccio. I gradi dorati da capitano scintillano come un ramo di ginestra fiorito tra la neve.
Il bersagliere giace con le braccia, le gambe aperte. Il volto è una maschera di sangue. Il fucile impantanato sulla neve forma una croce con la linea dell'orizzonte, su cui è teso un sudario di nubi nere. [...]
I colonnelli, i maggiori i capitani si strappano i gradi dalle maniche, le stellette dalle mostrine, i segni distintivi dai berretti. Vagolano truccati da soldati fra la marea in fuga dei soldati veri che non hanno tempo per sbeffeggiarli.
Che sentano sulle spalle il peso della Croce di Ferro che penzolava mesi addietro sotto li pomo d'Adamo, leggera, come un amuleto contro il malocchio e facile come un gradino lucente nella scala della carriera?
Io, invece, ci tengo a questi due fili d'oro, a questa prerogativa che mi concede di fare il salto prima degli altri nel fosso dell'eternità.
A Millerovo, con lo stomaco simile a una calza di donna che dondola a destra e a sinistra, con le orecchie piene di cera, con gli occhi pieni di pepe, con la bocca fuligginosa e arida come una stufa, con i pensieri che si scrostano dal cervello come calcinacci, sdraiato sul freddo di due manciate di paglia, accarezzo il calcio della mia rivoltella come il volto della libertà vera che mi dirà a voce alta l'ultima parola.