Da 40 sotto zero a Nikolajewka – Genieri alpini in Albania e in Russia, Luigi Collo, Cavallotti Editori, Milano, 1973
A un tratto l’uomo che mi sta a fianco cade. È il mio infermiere. È andato giù nella neve come un sacco vuoto; tento a più riprese di rianimarlo e di convincerlo a proseguire, ma è tempo perso.
Mentre Elio procede in testa alla colonna, mi attardo vicino a lui e cerco di parlargli dell’Italia, di casa sua, dei genitori e della fidanzata, ma è tutto inutile.
Il bravo Borghi è arrivato allo stremo della sua resistenza e mi prega con un filo di voce di lasciarlo stare, pur sapendo che morirà lì, su quella pista infernale.
Mi pare impossibile che quest’uomo, che è sempre stato pieno di vigore e di forza e che da tre anni è con me, non sappia più reagire con quella forza di volontà che io mi sento dentro malgrado il freddo, la fame e la stanchezza.
Quasi con la rabbia di sentirmi impotente [...] lo schiaffeggio violentemente per ottenere una sua reazione, ma non serve ancora a nulla. Occorre qualcosa d’altro per convincerlo e improvvisamente credo di avere trovato il sistema.
Borghi è genovese e io – fingendo di abbandonarlo al suo destino – gli lancio, in tono di disprezzo:
“Tu sei genovese, vero, Borghi? Allora ho capito perché non te la senti più di andare avanti; è evidente: sei uno sporco piede piatto che credeva di essere un alpino [...]. Tanto meglio se crepi; vorrà dire che ci sarà un genovese di meno sulla terra [...]. Certo, se tu fossi un piemontese come me, andresti ancora avanti, perché noi non ci ferma neanche il diavolo. [...]”
Queste parole sanguinose colpiscono il mio uomo come una staffilata.
Borghi è fierissimo di essere genovese e il suo orgoglio di ligure di pura razza non può sopportare una simile umiliazione.
Così, dove non è servito il ricordo della famiglia, della fidanzata e della sua casa, serve questo tremendo insulto al quale sono costretto a ricorrere, e che è per lui insopportabile più del gelo, più della fame, più della stanchezza.
E Borghi si rialza, la testa diritta, e mi guarda fisso negli occhi, rispondendomi:
“Se crede che un genovese possa essere inferiore a qualsiasi altro... lei si sbaglia, signor capitano.”
E Borghi, stringendo i denti e ricorrendo a tutte le risorse del suo orgoglio, si rimette in marcia al mio fianco.
Sono felice di aver potuto ricuperare questo bravissimo ragazzo che, dopo aver superato la terribile crisi, si è ripreso, riuscendo poi ad andare avanti fino alla salvezza.
Grazie al signor Claudio Provana per averci fornito il brano di questo libro di Luigi Collo...