Da La guerra al Fronte Russo, Giovanni Messe, Ugo Mursia Editore, Milano, 2005
La dura esperienza della campagna invernale non interessava soltanto il problema delle forze e dei mezzi, ma aveva anche aspetti profondamente umani per l'innegabile influsso che l'inverno, con un'attività operativa che non ebbe mai tregua, esercitò sul morale e sul fisico delle masse. Nell'intento di dare una visione realistica dei fatti, ad esaltazione e riconoscimento del sacrificio dei nostri soldati, io mi riferirò essenzialmente alle varie relazioni che, durante e dopo la campagna invernale [1941-1942, n.d.r.], furono da me trasmesse al Comando Supremo.
Prima di parlare del C.S.I.R. desidero però far precedere il seguente significativo brano di una sintesi stesa da Mussolini dopo il colloquio da lui avuto con Hilter, il 29-30 aprile 1942, a Salisburgo:
«Prima parte della conversazione a quattr'occhi durata circa due ore: racconto emozionante drammatico della disavventura russa [il riferimento di Mussolini è, con ogni probabilità, alla mancata conquista di Mosca da parte tedesca e al conseguente ripiegamento – in quel settore di fronte – delle truppe germaniche, n.d.r.].
Sbaglio dei meteorologi che paragona a teologi, entrambi inutili.
Caduta improvvisa della temperatura, giunta a 52° sotto zero. Napoleone solo 22.
Gli indumenti tedeschi c'erano, ma solo per resistere a una temperatura di 20-25 gradi sotto zero, non a quella che non si era più verificata da dieci anni.
Cedimento di nervi di moltissimi generali e malattie di molti altri.
Dilagante sfiducia. Impossibilità di rifornimenti salvo che per via aerea.
Traffico insufficiente e quindi inenarrabili sofferenze ai soldati.
Secondo i tecnici la situazione era vicina al disastro. A credere che si sarebbe potuto riuscire non c'erano che il Führer, alcuni generali, tutti gli ufficiali inferiori e la massa dei soldati, fra i quali le SS hanno dato prove superbe.
Numero dei morti durante questi mesi: 260.000 [il riferimento è alle perdite germaniche, n.d.r.].
Tutte le richieste di aiuti delle prime linee non sono state accolte: primo, perché l'ordine era di resistere e morire sul posto; secondo, perché il traffico, salvo l'aereo, era impossibile; terzo, perché "non ho voluto disintegrare le Divisioni che venivo preparando per la primavera."
"Considero la resistenza dei Tedeschi durante questo inverno, come la pagina più gloriosa della storia militare tedesca."
Improvvisazione. Incapacità per molti tedeschi. Necessità di possedere questa dote (dell'improvvisazione) in determinati momenti, quando la tecnica normale si appalesa impotente.»
Questo documento, venuto alla luce di recente, dà un'efficacissima idea di ciò che sia stato l'inverno russo del 1941-'42, e soprattutto quale significato esso abbia assunto per i Tedeschi. Ma nella sua dura drammaticità esso è anche il più vivo riconoscimento del valore e dello spirito di sacrificio dei nostri soldati, che quella prova sopportarono e superarono con virile fermezza.
Riferendo sullo spirito delle truppe, scrivevo, in data 11 febbraio [1942, n.d.r.]: «È nota a codesto Comando l'usura di uomini, materiali e mezzi che sette mesi di operazioni offensive, in questo particolare ambiente, hanno creato nel C.S.I.R.. Prolungati sforzi di marcia nel fango e nel gelo, combattimenti, offese aeree, insidie del fronte discontinuo, privazioni, disagi, pessime condizioni igieniche, rifornimenti saltuari, hanno inciso indubbiamente sul fisico delle masse, sulla loro resistenza alla fatica, sulle loro ulteriori possibilità di rendimento.
Si pensava che l'inverno avrebbe portato una stasi nelle operazioni. Ciò non si è verificato. Il nemico aveva riservato per la stagione del gran freddo la sua ripresa offensiva e pertanto quelle stesse truppe, già stanche e provate, hanno continuato a combattere, nelle più difficili condizioni di clima e di ambiente, tra bufere di neve e vento gelido, con temperature che spesso hanno raggiunto i 40 gradi sotto zero, senza un attimo di sosta e di tregua.
Tuttavia, il morale delle truppe permane buono. Ciò perché sulle masse agisce l'orgoglio delle prove affrontate e vinte...
Nella capacità di reazione di questi organismi, pur tanto provati, ha indubbiamente gran peso la giustificata fierezza di aver saputo superare con successo il turbamento iniziale di due grandi incognite, lo spazio e il freddo, e di avere, nel contempo, affrontato e ripetutamente battuto un nemico rivelatosi aggressivo e tenace.
Questa saldezza, conseguita a prezzo di enormi sforzi, poggia sui seguenti punti: l'incessante, tenace, scrupolosa tutela delle energie fisiche, il perfezionamento continuo degli schieramenti e dei piani di fuoco, l'impulso dato ai lavori di rafforzamento.
Il fronte si appoggia a centri abitati organizzati a caposaldi, nei quali sono costituite adeguate scorte di viveri e munizioni: la truppa affronta i rigori climatici con un'alimentazione regolare, con il discreto ricovero che le offrono gli abitati e con una larga disponibilità di indumenti invernali. Anche i comuni oggetti di corredo hanno potuto essere parzialmente rinnovati. Sotto questo punto di vista il confronto con gli alleati è a completo nostro favore e la truppa stessa ne ha conoscenza.
Il soldato si è nel complesso adattato all'idea che la guerra in Russia è estremamente dura per tutti, e ciò in rapporto alle qualità naturali di un nemico che si batte con furore e senza quartiere ed in rapporto ad un ambiente fisico che si rivela estraneo ed ostile in una inaspettata variabilissima gamma di difficoltà quotidiane.»