Tratto da Fronte Russo: c'ero anch'io, Vol. 1, Giulio Bedeschi, a cura di, Ugo Mursia Editore, Milano, 1983
Testimonianza del caporale Hermes Stringo,
173ª Compagnia Cannoni Controcarro, 3º Reggimento Bersaglieri, Divisione Celere
Si va a Rassepnaja, ci confida il tenente, dobbiamo prenderla se vogliamo che il resto dell'inverno passi tranquillo. Il XXV Battaglione [bersaglieri] è pronto ad avanzare. Le squadre, già sparpagliate sulla neve per la reciproca copertura, attendono.
Una granata esplode a pochi metri; il cavallo si mette a correre trattenuto dal cannone e da Pascal che riesce a fermarlo dopo venti metri e lo visita con cura. Niente, il cavallo è illeso. Romeo si comprime la gamba: sangue. Viene portato all'infermeria e ci resta. Io ho un forte dolore alla schiena. M'infilo la mano sotto la maglia, niente sangue. Un pezzo di terra gelata mi ha colpito. Il dolore si diffonde e arriva al collo.
Ci muoviamo, la luce intensa ci abbacina. Aerei Rata russi volteggiano nel cielo azzurro, illuminati dal sole. Mi dispiace per Romeo, anche perché è l'uomo più prezioso della squadra.
Il bianco della neve illuminato dal sole fa male agli occhi. Si guarda attraverso gli occhi semichiusi. Soldati russi morti sono disseminati un po' dappertutto, isolati o in gruppo attorno a un'arma distrutta. Sono gialli e rigidi, incipriati dal nevischio dei giorni scorsi. Molti, i primi a morire, sono già mezzo sepolti dalla neve.
Gambe e braccia spuntano qua e là.