Da Attendimi – Russia 1942-1946 – Diario di un medico in prigionia, Donato Guglielmi, Edizioni L'Arciere, Cuneo, 1993
21 dicembre 1942
La situazione oggi è stata agitata, ma stazionaria.
In Kantemirovka è una processione continua di Russi in uniformi di tutti i colori: dal nero tankista, al nocciola fanteria, al bianco candido delle lunghissime cappe da fantasma dei Siberiani.
Entrano da noi violenti e rumorosi. La maggior parte si accorge di essere in un ospedale e osserva con reverenza e con pietà gli amputati, i congelati, le spaventose ferite dei nostri poveri uomini. Si commuovono e vogliono a ogni costo farti sentire che vedono in noi medici e feriti, non nemici. Alcuni offrono sigarette in abbondanza (le nostre: Esportazione, Nazionali, Colombo), ma danno la caccia alle penne stilografiche, agli orologi, agli accendisigari. Altri invece sono violenti e minacciosi.
Allora noi corriamo a cercare nelle varie stanze se c'è ancora "quel tale che sembrava buono" e lo chiamiamo in aiuto. Discutono fra di loro, bisticciano, prendono le nostre difese, oppure si dividono la preda, ottenuta però con mezzi meno violenti.
Io li osservo con una certa, attonita incredulità: quelli che ho di fronte, con cui tento di discorrere, che mi danno manate bonarie sulle spalle o che mi minacciano, sono i Russi... Ho sempre una certa apprensione nel guardare la falce e il martello che portano in fronte. Sono proprio in mezzo ai Russi, io, che venti giorni fa ero nella placida Villa Adelina a Loano a giocare a scopone con te e la tua mamma.
Stamattina Tullio Donadel, soldato di San Donà del Piave, era davanti al 578. Passa un Russo, con andatura traballante, alcolica. Io ero sulla soglia del 578. Vedo che Donadel gli si avvicina, gesticolando e offrendogli delle sigarette. Il Russo prosegue, rifiutando con un gesto sgraziato. Donadel insiste e l'altro rifiuta impazientito, senza fermarsi. Donadel lo segue, insistendo ancora: lo rivedo tendergli il pacchetto.
L'altro si volta e gli spara una rivoltellata nel petto. Donadel fa mezzo giro su se stesso: "Mama..."
Cade. L'altro prosegue indifferente. Accorro. Donadel guarda il cielo con gli occhi azzurri, morto.