Da I girasoli e la luna, Mario Gandini, Editoriale Nuova, Milano, 1982
... ricominciarono poco dopo la mezzanotte, e più di una volta vennero a morire davanti alle batterie e sui fianchi. Sembrava quasi impossibile che nei capisaldi ci fosse ancora qualcosa da uccidere. Per tutto il giorno, comunque, i nostri telefoni continuarono a gridare di resistere, resistere a tutti i costi, non cedere un metro, e furono usate anche parole ingiuste e dure, ma per fortuna c'era baccano e i soldati non le sentirono.
Il freddo uccideva i feriti abbandonati nei camminamenti, faceva scoppiare i piedi nelle scarpe, e qualche bocca da fuoco anche fu messa a tacere con i lubrificanti ghiacciati. Il fiume stava scardinandosi nel fumo e negli urli [...].
Nel pomeriggio si fecero vedere alcuni panzer tedeschi, ma l'illusione fu breve; il tempo di sapere che non sarebbe arrivato altro. Presero posizione poco fuori dal villaggio, aprendo il fuoco verso il centro dell'ansa, e fu tutto. Sotto sera, furono buttati in linea gli ultimi uomini, attendenti, scritturali, cucinieri, uomini che non avevano mai sparato un colpo, e questo era assurdo e inutile; ma anche questo fu fatto, come tante altre cose assurde e inutili di quelle ultime ore impazzite.
Cominciavano intanto a cadere granate nei villaggi una volta lontani, e qualche isba andò a fuoco sporcando l'orizzone di fumo. In cielo passavano in continuazione aerei con la stella rossa e si sentivano boati paurosi in giro per la pianura.
Poi, lentamente, il fronte cadde in un silenzio da incubo, e fu la cosa più spaventosa.
L'aiutante maggiore telefonò che era già buio.
"Sta' a sentire.", disse "Hai presente la montagnola del cavallo bianco?"
Era una piccola altura, a un miglio circa dal villaggio in direzione del fiume, dove c'era un vecchio rifugio tedesco foderato di legname. In agosto c'era la carogna di un cavallo bianco.
"Ecco...", disse l'aiutante maggiore "Prendi una mitragliatrice, qualche uomo e ti sistemi per questa notte sulla montagnola."
Sembrava addirittura una cosa logica.
"Pronto!", gridò l'aiutante maggiore "Mi senti?"
"Sì.", io dissi.
Parlò di situazione confusa, collegamenti saltati, sbandamenti, pericolo di inflitrazioni.
"Tieni gli occhi aperti.", disse "E domattina torni."
"Abbiamo una Fiat con duecento colpi soltanto, e poi con questo freddo è impossibile che funzioni. Ci saranno trenta gradi."
"Lo so.", disse l'aiutante maggiore.
"Se qualcuno passa anche soltanto a cinquanta metri è impossibile vederlo."
"Lo so.", tornò a dire l'aiutante maggiore.
E forse io avrei dovuto dire altre cose.
"Sta' tranquillo.", disse l'aiutante maggiore abbassando la voce " Penso io a non dimenticarti nella neve."
Riattaccò, e io restai solo.
Impiegammo non so quanto tempo, camminando nella neve dura e sotto stelle meravigliose, con aghi di ghiaccio nelle ciglia, e il buio era segnato di ombre misteriose che strisciavano e di razzi colorati che si alzavano lontani nel silenzio.
La mitragliatrice più inutile della Seconda Guerra Mondiale, con la canna verso il nord e una coperta addosso, e questo fu il mio apporto alla grande battaglia del Don.