Da Vasilj Grossman – Uno scrittore in guerra, Antony Beevor e Luba Vinogradova, a cura di, Adelphi Edizioni, Milano, 2015
Un'immagine: una posizione distrutta da un carro armato. Un romeno schiacciato. Il carro ci è passato sopra. Il suo volto pare un bassorilievo. Accanto, due tedeschi, anch'essi schiacciati, e poi un nostro soldato, seppellito a metà in una trincea.
Scatolette, granate, bombe a mano, una coperta insanguinata, pagine di riviste tedesche.
E i nostri che, seduti in mezzo ai cadaveri, lessano in una gamella brandelli di carne strappati a una carcassa di cavallo e tendono verso il fuoco le mani congelate.
Nel campo di battaglia un romeno morto e un nostro soldato, distesi l'uno accanto all'altro. In tasca al romeno un foglio di carta, un disegno infantile: un leprotto e una locomotiva.
Il nostro, invece, aveva con sé una lettera: "Buongiorno, o forse buonasera. Ciao babbo..." E, alla fine: "Venite presto, babbino caro, perché senza di voi torniamo a casa e la casa non sembra più la stessa. Senza di voi mi annoio moltissimo. Venite a trovarci anche solo per un'ora. Scrivo e intanto le lacrime mi scendono giù come se fossero grandine. Vi scrive la vostra figlia Nina."