Da Memorie di guerra – Rodolfo Hofer – 1940-1945,
Paolo Strazzolini, a cura di, Aviani&Aviani Editore, Udine, 2013
L'attacco fu poderoso. Il Generale [von Kleist] impartì l'ordine ai suoi di avanzare facendo un fuoco terribile con i cannoni dei carrarmati e sfondando le isbe lungo il percorso.
Quando arrivarono al fosso anticarro i grossi mezzi cingolati, grazie alle particolari attrezzature di cui disponevano, in pochi minuti riuscirono a superare l'ostacolo. Io e qualche altro del mio reparto osservavamo la scena dall'abbaino di una scuola.
Nel giro di mezz'ora i carrarmati tedeschi avevano spezzato la resistenza nemica.
Rimanemmo impressionati. Quella potenza di fuoco e quell'efficienza operativa rafforzavano in noi la convinzione che l'esercito tedesco fosse davvero una macchina da guerra inarrestabile.
Poco tempo dopo ci pervenne l'ordine di continuare l'avanzata e in serata (21 novembre) entrammo con i nostri reparti a Pavlograd, conquistata l'11 ottobre 1941.
Durante la sosta entrai in una chiesa. L'edificio era vuoto e spoglio. Era adibito a magazzino dalle truppe russe, come la maggior parte delle chiese che trovammo lungo il nostro percorso.
Un giorno, durante la nostra marcia, mentre percorrevamo una pista poco lontana da una linea ferroviaria, scorgemmo un treno che di tanto in tanto si fermava, e ripartiva dopo aver lasciato sui binari, ogni volta, un vagone, l'ultimo.
Stava compiendosi un'orribile strage.
Da ogni vagone sganciato venivano fatti scendere gli occupanti (erano Ebrei) che venivano subito circondati da volontari ucraini delle SS e costretti a scavare una fossa.
Venivano quindi portati a uno a uno davanti alla buca e abbattuti con un colpo di pistola alla nuca.
Ultimata l'opera, il treno si ricomponeva a ritroso.