Maggiore Alberto Litta Modignani vedere link Claudio Provana

 

A volte il passato ci chiama dalla bancarella di un mercatino. È quanto è successo al signor Claudio Provana, che ha trovato una cartolina – forse l'ultima – inviata dal maggiore Alberto Litta Modignani, l'ufficiale che – il 24 agosto 1942, a Izbušenskij – era al comando del II Gruppo Squadroni del Reggimento Savoia Cavalleria.

La cartolina riproduce un disegno abbastanza semplice dell'Europa dell'epoca. Sul retro, lo scritto che il maggiore indirizzò alla madre.

Non vi è la data, ma l'ufficiale cita S. Alfonso che – secondo le notizie reperite nel web – si festeggia il 1° agosto. Un modo elegante, forse, per aggirare la censura.

Compare anche un timbro rosso, con la data del 14 agosto 1942.

Litta Modignani accenna a una righetta che, dopo lunghe marce, Savoia Cavalleria raggiungerà presto. Con ogni probabilità si riferisce al fiume Don, su cui le nostre Divisioni erano in procinto di prendere posizione.

 

 

Cartolina Alberto Litta Modignani Savoia Cavalleria Fronte

 

Cartolina Alberto Litta Modignani Savoia Cavalleria Retro

 

Non temere. Tutto è così tranquillo qui. La frase conclusiva, prima dei saluti, verrà smentita di lì a poco: il 20 agosto, infatti, inizierà la Prima Battaglia Difensiva del Don, che vedrà il coinvolgimento attivissimo anche di Savoia e Novara Cavalleria, e del Reggimento Artiglieria a Cavallo che, insieme ai due reggimenti di cavalleria, costituiva – dalla primavera di quello stesso anno – il R.A.C., Raggruppamento truppe a cavallo.

Non temere.

Il maggiore Litta Modignani, classe 1902, non sopravvivrà alla carica di Izbušenskij.

Ecco cosa riporta, in proposito, Lucio Lami nel suo libro Isbuscenskij – L'ultima carica.

 

"Fu a quel punto che il maggiore Litta mandò il suo aiutante, il tenente Ragazzi, per dire al colonnello che, poiché tutto il suo Gruppo stava attaccando, anch'egli – con gli addetti al Comando di Gruppo – intendeva caricare.

Litta non attese neppure la risposta e partì con la decina di uomini che gli erano rimasti.

Ragazzi, nonostante gli ordini contrari ricevuti, lo raggiunse galoppando e ingaggiò con lui una vivace discussione, perché non voleva tornare indietro.

Persino gli addetti alla radio del Comando di Gruppo si misero al trotto [...]. Il maresciallo Casanova, nel vederli, corse a tagliare loro la strada imprecando:

«Dove volete andare, voi, con la radio, i basti e i cavalli a mano... a farvi ammazzare?»

I quattro si fermarono mugugnando.

Litta, a quel punto, era già in testa a tutti [...].

Il 3° [Squadrone] intanto era giunto nell'avvallamento nel quale combattevano i colleghi del 4°. Lo Squadrone, che era stato raggiunto da Litta e da tutto il Comando di Gruppo, arrivò in un punto di passaggio obbligato, tra ampi scoscendimenti [...], e dovette restringersi.

Questo movimento, però, fu fatale perché i Russi, che avevano sistemato sui lati mortai e mitragliatrici, aprirono un fuoco infernale e centratissimo.

«Nel vederli arrivare ci eravamo un attimo fermati per guardare sbalorditi quella carica tremenda, ma presto il fuoco si abbatté su di loro con incredibile precisione: vidi cadere per primo Ragazzi, poi il sergente Mentasti, poi Ardito – l'attendente del maggiore – poi il sergente maggiore Fantini che montava Albino, poi il sergente Bonacina e Dossena e tanti altri cavalieri falciati come grano dalle raffiche.

Vidi Marchio che, insanguinato, urlava di dolore e di rabbia e raccolsi Bussolera, ferito all'addome.» [Dal diario del tenente Toja.]

Anche Litta era stato ferito a una gamba da una raffica che gli aveva ucciso il cavallo: l'ufficiale cercò di salire su quello del suo caporale, ma le forze gli mancarono.

Allora si trascinò verso una mitragliatrice e indicando al soldato un punto del fronte disse: «Più a destra: devi tirare da quella parte.»

«Signorsì.», rispose il mitragliere che ormai sparava piangendo come un bambino.

Il maggiore avrebbe voluto continuare a dare ordini, ma fu raggiunto da un'altra pallottola.

Un infermiere, Molteni, accorse, e si rese subito conto che non c'era più nulla da fare.

Litta ebbe appena il tempo di sussurrare: «Madonna santa, ti raccomando il mio bambino.»"

 

Il maggiore Alberto Litta ModignaniAltro racconto è proposto da Giorgio Vitali (ufficiale di Savoia Cavalleria, distaccato presso il Comando Raggruppamento truppe a cavallo), nel volume Trotto, galoppo... caricat!.

 

"Al Comando di Reggimento si era infatti deciso di risolvere rapidamente il combattimento e di affrettare il ritmo dello scontro per impedire ai Russi di riprendersi... Bettoni aveva pensato di sfruttare ancora l'impeto dei cavalli e aveva ordinato – o meglio, consentito – al capitano Francesco Marchio [...] di lanciarsi alla carica con il suo 3° Squadrone. [...]

A quella vista il maggiore Alberto Litta Modignani, che comanda il II Gruppo costituito dal 3° e 4° Squadrone e che ha già impegnato in combattimento il 4° Squadrone appiedato con Abba, si avvicina a Bettoni e gli domanda:

«Io che faccio, Sandro, li raggiungo?»

«Vai, vai pure.», risponde il colonnello che avrebbe fatto volentieri la stessa cosa anche lui, contagiato da quell'atmosfera di esaltazione e di ardore che pervade tutto il reggimento dopo la carica del 2° Squadrone.

Litta non se lo fa ripetere e salta a cavallo con l'agilità di un ragazzo [...].

E subito parte al galoppo seguito dai pochi componenti del Comando di Gruppo, per raggiungere Marchio e dividere la sorte di quello dei suoi reparti che aveva il compito più impegnativo e forse – rendendosi conto dell'imprudenza e del rischio di una carica frontale – per essere pronto a prendere la guida nel caso che il capitano venisse colpito [...], o forse – conoscendo il suo carattere generoso – per attirare su di sé l'attenzione del nemico.

Difficile dire quale sia il vero motivo che induce Litta ad una mossa così rischiosa [...], ma è certo che egli non sottovaluta il pericolo a cui si espone, poiché ordina al sottotenente Emilio Ragazzi, l'aiutante maggiore in 2ª, di tornare indietro e cede soltanto alla sua ostinata decisione di seguirlo a tutti i costi. [...]

Ragazzi cade fulminato, e così l'attendente e il sergente Giuseppe Mentasti. Litta, che è colpito a un ginocchio e ha il cavallo ucciso, cerca disperatamente di tornare alla carica con un altro, ma la ferita non gli consente di stare in sella e si ferma a dirigere il tiro dei mitraglieri.

Per farlo meglio vuole restare in piedi nonostante le affettuose insistenze dei soldati ad abbassarsi, e poco dopo cade abbattuto da un proiettile al cuore."

 

 


 

 

Riportiamo la motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare concessa al maggiore Alberto Litta Modignani.
 
Cavaliere che aveva elevato a norma di vita ogni più puro ideale, esaudito nel suo ardente desiderio di ottenere un comando di truppa, trasfondeva nel gruppo di squadroni ai suoi ordini la incrollabile fede che lo animava. In giornata di cruenta, violentissima battaglia, nella quale l’intero reggimento era duramente impegnato, alla testa dei suoi cavalieri, attaccava con indomito slancio il nemico in forze soverchianti. Caduti tutti i componenti il suo seguito, avuto ucciso il proprio cavallo e gravemente ferito egli stesso, con singolare valore si faceva rimettere in sella ad altro cavallo e proseguiva nell’epica carica. Stremato di forze, si abbatteva poi al suolo, ma trovava ancora l’energia per dare ai propri cavalieri, sciabola alla mano, l’ultimo obiettivo d’attacco e dirigeva il fuoco di un gruppo di appiedati. Una raffica nemica lo colpiva al cuore nel momento in cui le ultime resistenze avversarie cadevano sotto l’impeto degli squadroni da lui superbamente preparati e guidati. Pura ed espressiva figura di soldato italiano che indissolubilmente lega all’antico stendardo del reggimento il proprio nobilissimo nome. — Q. 213,5 di Isbuschenskij (Fronte russo), 24 agosto 1942.

 

 

Nel ricordare la figura del maggiore Alberto Litta Modignani, rammentiamo anche gli altri di Savoia Cavalleria che persero la vita quel 24 agosto. Un grazie di cuore al signor Claudio Provana per averci fornito scansione della cartolina. La foto iniziale del maggiore è presa dal sito www.myheritage.it, mentre l'immagine di Litta Modignani a cavallo è tratta dal libro Sciabole nella steppa, di Giorgio Vitali.

 

 


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