Da L'aurora a occidente, Mario Bellini, Bompiani, Milano, 1984
Il cippo commemorativo della località di Čertkovo si trova presso il Giardino della Memoria di Canale d'Agordo.
Per me il bisogno più irresistibile era di riposare al caldo e, comunque, al coperto. In quel momento non riuscivo a pormi altro problema. Lo stesso nemico, schierato con tutti i suoi potenti reparti a poche centinaia di metri, non esisteva. Fummo accompagnati in uno stanzone con letti di legno e pagliericci. Era il dormitorio del Comando di Tappa. Mi furono offerte una scatoletta di carne e una galletta. Erano ghiacciate e si faceva fatica a masticarle. Non c'era, però, possibilità di riscaldarle: le mangiai ugualmente con avidità.
Lo stanzone non era riscaldato, ma non stare più all'aperto mi sembrò delizioso. Scelsi un giaciglio tra quelli non ancora occupati. Mi avvolsi nella coperta. Ero rimasto solo. Braida si era allontanato alla ricerca dell'infermeria per farsi medicare le piaghe dei piedi. Mi addormentai profondamente.
Quando mi svegliai lo stanzone era stracolmo. [...] Un fante della Pasubio, che aveva preso posto nel lettino accanto al mio, si accorse dei brividi che mi tormentavano.
"Signor tenente," mi disse, "voi non state bene. Se avete bisogno di qualcosa, mi muovo io."
Lo ringraziai e piombai di nuovo nel sonno.
Dormii fino al mattino successivo. Mi svegliai con la coscienza più lucida. Guardai intorno. Nello stanzone era ammucchiata un'umanità rinsecchita, maleodorante di escrementi e di carne marcia. In quel momento stavano trascinando fuori i corpi di due soldati morti durante la notte. Erano morti per la stanchezza: il riposo di due giorni non aveva consentito al loro cuore, sfiancato, di recuperare un minimo di vitalità.
Mi alzai per andare ai gabinetti. I due cadaveri erano stati abbandonati di fronte all'inresso. Il loro aspetto rivelava la morte miserabile della fame e della fatica. Dalla pelle gialla trasparivano le sinuosità del cranio, completamente scarnito. Se fossero stati sottoposti ad autopsia, quei poveri resti avrebbero rivelato organi atrofizzati. Nessuno, al momento, pensò di seppellirli. Del resto ce n'erano anche altrove e sarebbero aumentati nei giorni successivi, anche in conseguenza dei bombardamenti.
Giacevano ai margini delle strade davanti alle isbe, marmorizzati dal gelo. Quelle macabre sculture divennero una componente naturale del paesaggio.