Da Diario di un soldato in Russia – Un friulano curioso del mondo
Luglio 1941-Dicembre 1942
Antonio Zanfagnini, Claudio Zanier (a cura di)
Aviani&Aviani Editori, Udine, 2011
9 maggio 1942 – Petropavlovka
[...] 9 maggio, solenne ricorrenza, quella di oggi. Giusto sei anni fa l'Italia ha vissuto una data memorabile.
Radunati sulle piazze di tutta la penisola, nella serata, abbiamo ascoltato le parole del Duce: "Italiani, salutate l'Impero, che dopo quindici secoli riappare sui colli fatali di Roma."
Eravamo ebbri di entusiasmo, di orgoglio, allora. L'Italia, che da pochi decenni aveva compiuto la sua unità nazionale, ora assurgeva a una missione più grande, più degna della sua gloriosa storia millenaria.
Ricordo le parole di Mussolini una per una: "Abbiamo conquistato un Impero, lo difenderemo con le armi, lo feconderemo con il nostro lavoro."
Per noi giovani si apriva allora un'era piena di promesse.
Lo feconderemo con il nostro lavoro... queste ultime parole del Duce furono per me le più belle, perché noi Italiani, al di sopra di ogni entusiasmo, amiamo più gli strumenti del lavoro che quelli della guerra.
Ma dopo il 9 maggio 1936 sono successe altre cose, altri fatti che hanno buttato all'aria tutte le nostre illusioni.
Da quando mi trovo qui in Russia ho meditato più di quanto avevo fatto prima, e di quanto farò – forse – per il resto della mia vita... e come sono maturato.
Mi sento invecchiato di venti anni in pochi mesi, e non tanto per le sofferenze, la fame, il freddo, i dolori reumatici e i pidocchi che mi tengono costante compagnia.
Oggi che ricorre il sesto anniversario della fondazione dell'Impero, avendo fatto tanta esperienza, mi domando in segreto: perché abbiamo fatto questa guerra? Cosa siamo venuti a cercare noi, qui in queste terre, dal momento che avevamo da fecondare il nostro Impero?
Che cosa ci aspettiamo noi Italiani da questa tragedia umana? Cosa sarà del nostro Impero, della nostra Patria, di noi stessi?