Da Prigionia: c'ero anch'io - Volume Primo, Giulio Bedeschi, a cura di, Ugo Mursia Editore, Milano, 1990
Testimonianza del fante Paolo Bodini
54º Reggimento Fanteria - Divisione Sforzesca
Il 22 dicembre [1942, n.d.r.] fui fatto prigioniero dai soldati russi; il fronte aveva ceduto in diverse zone, quasi tutta l'Armata italiana si stava ritirando e si camminava senza una direzione precisa,
avevamo perso ogni contatto e così fummo accerchiati e fatti prigionieri.
Fu il momento peggiore, per me, con i piedi ormai in stato avanzato di congelamento fui costretto, per poter sopravvivere, a camminare ancora per giorni: coloro che uscivano dalla colonna stremati e cadevano a terra venivano uccisi.
Giunto a destinazione mi tolsi gli stracci con i quali avevo fasciato i piedi e delle dita dei piedi rimanevano solo le ossa; mi presero, mi misero un fazzoletto fra i denti per non farmi gridare e con le forbici mi tagliarono anche quelle.
Rimasi in ospedale per due anni e quando fui dimesso mi portarono al campo 185 con mansioni di pulizia alla portineria; feci anche il sarto e percepivo dieci rubli al mese, con cui potevo comprarmi una stecca di tabacco. Il cibo era molto scarso tanto che in quattro anni di questa vita mi ero ridotto a pesare 32 kg; immaginate, un ragazzo di ventisei anni...
Notizie da casa non ne avevo, io scrissi due cartoline poiché ci fornivano una cartolina ogni quattro prigionieri e a turno potevamo scriverle; le mie cartoline le trovai dopo qualche tempo nella sporcizia: non erano mai state spedite!
Il 30.09.1946 dopo tre mesi di tormentato viaggio finalmente abbracciai i miei cari.