Da Dal fronte del Don ai lager sovietici, Giuseppe Bassi, Ars et Religio – Bertato S.r.l., Padova, 2015
Tutti cercavano un rifugio per la notte: due soldati si erano accucciati fra le zampe di un cavallo morente cercando un po' di tepore; altri avevano capovolto una vecchia slitta creando una scomoda capanna; altri, con due moschetti infissi sulla neve, avevano eretto una tenda; altri ancora andavano vagando con una coperta sulle spalle avendo così la certezza di essere ancora vivi; con circa trenta gradi sotto zero tutti abbiamo il terrore di passare un'altra notte all'addiaccio.
Verso le 16.00, con gli artiglieri Marzio e Saccomandi troviamo un rifugio per la notte in un pollaio, una piccola capanna circolare di frasche, dove, sopra le nostre teste, su delle assicelle, avevano già preso posto le galline, mentre nella valle continuava il bombardamento di "katiuscia" e mortai.
Tutti avevamo fame, però in quella triste situazione nessuno parlava; Marchi improvvisamente allungò una mano, agguantò un pollo, lo ammazzò e poi ne succhiò il sangue dal collo.
Lo guardammo con sorpresa, mi disse che era buono e me lo offrì, ma io, nonostante la fame non ebbi il coraggio di addentare quel pollo dalle viscere ancora pulsanti di vita.
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