Da Trotto, galoppo... caricat! – Storia del Raggruppamento Truppe a Cavallo. Russia 1942-1943
Giorgio Vitali, Ugo Mursia Editore, Milano, 1985
La giornata del 26 agosto [1942, n.d.r.] è passata invece abbastanza tranquilla in Valle Zuzkan e [il Reggimento, n.d.r.] Novara ha avuto il tempo di consolidare le sue posizioni a Bol'šoj.
I Russi, però, non intendono rinunciare all'iniziativa e due disertori, presentatisi davanti alle nostre linee approfittando dell'oscurità, informano che è previsto per il 27 un attacco in forze prima dell'alba per riconquistare il paese.
Nel frattempo un'offensiva contro le vicine posizioni tedesche di Kalmykovskij, sferrata in piena notte, è respinta con decisione dagli alleati, ma conferma le bellicose intenzioni del nemico.
Nella nottata [il colonnello, n.d.r.] Pagliano viene chiamato al telefono... dal comandante russo di Kotovskij, attraverso la linea rimasta intatta.
Tecnicamente non è un fatto sorprendente, perché il nostro genio aveva costruito in Valle Zuzkan una rete efficientissima, stendendo chilometri di filo: un'opera campale, in vista di una lunga sosta sul fronte del Don, che era caduta in gran parte in mano degli avversari.
Sorprendente è invece l'improvvisato colloquio fra l'imperturbabile Pagliano, che in quei giorni mostra in ogni occasione la freddezza marmorea del suo carattere, e il comandante sovietico che "dopo uno scambio di convenevoli in lingua mista gli intima la resa – scrive Giancarlo Zuccaro che ha vissuto quelle ore a Bol'šoj – spiegandogli che avrebbe dovuto issare una bandiera bianca in cima alla più alta casa di Bol'šoj, l'indomani alle quattro, allo spuntare del sole. Pagliano assicura il rivale che l'indomani allo spuntare del sole avrebbe alzato la bandiera. I due concludono l'inverosimile conversazione augurandosi cordialmente la buona notte.
La storia della telefonata percorre in un batter d'occhio il settore tenuto dai Bianchi Lancieri, che comprendeva le posizioni dei suoi Squadroni schierati in quote diverse in semicerchio sopra il paese, dove risiedeva il comando operativo di Pagliano. Tutti si erano passati la voce: «Domani alle quattro! Domani all'alba!»
E arriva il momento atteso da mille soldati che, un occhio al Don e l'altro a Bolšoj, rischiavano di diventare strabici. Le quattro! Quelli del Comando avevano preparato sul tetto della casa una specie di pennone, lungo come la Quaresima, e vi armeggiavano attorno. Subito alzano, quasi volessero sorprendere gli spettatori vicini e lontani, un'enorme bandiera... tricolore.
Tutti (c'erano con noi anche alcuni bersaglieri e alcuni fanti) urliamo: gioia, orgoglio, entusiasmo, senso della beffa... di tutto un po', insomma.
Molti si alzano in piedi, immediatamente ricacciati in orizzontale da una serie di scariche – rabbiose – di mitragliatrici, di mortai e di fucileria. Per ultima, una bordata di katiuša a sedici bocche conclude il saluto: gli onori dei Russi alla bandiera italiana!"
Quel giorno il Reggimento Novara Cavalleria, insieme a bersaglieri del XLVII Battaglione Motociclisti (Divisione Celere) e a fanti del 54° Reggimento della Sforzesca, combatte a Bol'šoj, riuscendo ad avere ragione degli avversari.