Tratto da Fronte Russo: c'ero anch'io, Vol. 1, Giulio Bedeschi, a cura di, Ugo Mursia Editore, Milano, 1983

 

Testimonianza del caporale Hermes Stringo,

173ª Compagnia Cannoni Controcarro, 3º Reggimento Bersaglieri, Divisione Celere

 

Fronte russo cero anchio vol 1 copertina[Fine dicembre 1941, n.d.r.]

A Petropavlosk i Russi hanno lasciato un mucchio di morti e feriti, e anche di prigionieri.

Questa notte se la vedranno male, i Russi, perché sono fuori all'aperto, al gelo; e il possesso di un'isba, di un paese, è questione di vita e di morte. Molto noi dobbiamo a queste vecchie case di fango ucraino, dai tetti di paglia: soprattutto la vita, in certe circostanze. 

Anche questo giorno è passato. Ci appostiamo per la notte, turni di guardia di mezz'ora ciascuno per essere più pronti. Turni di guardia di mezz'ora significa non dormire. Ma chi dorme? Siamo sempre in allarme. La pressione russa è diminuita. Le loro armi automatiche si sono allontanate anche se ci battono sempre con artiglierie o con mortai.

Noi li teniamo continuamente sotto il fuoco, non diamo loro possibilità di sentirsi sicuri. Bisogna stancarli. Tra le nostre linee gran movimento. Ordini, contrordini, controcontrordini che confermano gli ordini. Nuovi ordini. Sentiamo che qualcosa si va preparando. Certo è un nuovo contrattacco. Ma verso dove? Tutte le posizioni perdute sono state riconquistate. L'aria è limpida, freddissima. La notte è chiara. Nel cielo terso e pulito le stelle assistono impassibili e lontane. Ci si vede come di giorno, ci muoviamo nel silenzio più assoluto.
Un vento leggero solleva un pulviscolo di neve fine e secca. Te ne trovi in tasca, sotto il cappotto, senza che ti accorga come ha fatto a penetrare. Arriva l'ordine: terza Squadra pronta a muoversi, con tutte le munizioni, senza bagagli, solo il tascapane.

Silenziosamente mettiamo il pezzo in traino. Non bisogna toccare il cannone con le mani nude perché le mani si incollano al cannone e diventano lucide sulla pelle dura. Scottature? Sembrano proprio scottature. [...]

Il cavallo è pronto, ma per attaccarlo aspettiamo che giunga il via.

Pezzini ritorna. Era andato alla 4ª Squadra, l'altra del Plotone. Anche loro sono pronti a muoversi, per dove non lo sanno.

Con le prime luci dell'alba luminosa trovo un civile di una casa accanto che va a prendere carbone. Mi saluta, ci augura di tornare da Rassypnaja. Allora si sparge la voce. Si va a Rassypnaja. Ma come faceva il civile a saperlo, non lo abbiamo mai scoperto. [...]

 

Corrono notizie. Rassypnaja verrà tenuta sulle linee attuali. Il contrattacco è andato bene. Anche il XVIII Battaglione non solo ha riconquistato le posizioni perdute a Natale, ma è avanzato e ha occupato Vassilievka.

I bersaglieri, rioccupando il paese, hanno trovato i loro feriti crivellati dai colpi russi. I Russi li hanno finiti, gravi e non gravi, e li hanno buttati sulla neve. Uno è sopravvissuto: i Russi lo credevano morto, e si è salvato grazie alle cure di una donna russa che lo ha nascosto in casa; un'altra donna è stata uccisa dai Russi perché durante un'azione è uscita per prendere acqua a un pozzo per i nostri bersaglieri.

Il tenente Vidoletti, ferito, è stato ucciso da un politruk (commissario politico) a sangue freddo, a colpi di pistola. I nostri morti, in genere, non sono ricuperabili a causa del gelo che li ha incollati al terreno. Il maggiore Rivoire che ha condotto il XXV Battaglione all'attacco di Rassypnaja è stato proposto per una ricompensa al merito, ma ha rifiutato dicendo che non a lui, ma al Battaglione, ai suoi bersaglieri va data la ricompensa.

Si hanno maggiori dettagli sul contrattacco del 26 dicembre, quando i bersaglieri si sono aggrappati ai carri armati tedeschi per rioccupare le posizioni perdute il giorno prima. Episodi di valore individuale corrono sulle nostre bocche come fatti di cronaca. Si sta consolidando la linea a Rassypnaja, si lavora a scavare postazioni. Si comincerà stasera al buio. [...]

 

I Russi, da Fatscevka, ci tirano con le artiglierie, di tanto in tanto.

Abbiamo notizie di Romeo: domani sarà nuovamente tra noi.

Defilati dalle case, dalle siepi che delimitano gli orti, ci si muove continuamente. Si stringono amicizie nuove, si rinsaldano quelle vecchie, anche con i civili. A sera portiamo il pezzo nella nuova postazione. Ci lavoriamo attorno parecchio, anche per costruire un muro di neve che ci permetta di andare dalla casa al pezzo completamente defilati.

In fondo al paese si sentono rumori di ogni genere. Stanno rafforzando le piazzole e costruiscono bunker coi materiali ricavati dalle isbe distrutte e inabitabili. Si costruiscono stufe con delle latte, ognuno dà il meglio della sua abilità per rendere più confortevoli questi buchi scavati nella terra, sotto la neve.

I Russi si stanno arroccando a Fatscevka. Di giorno tirano con artiglierie e con mortai sul paese e sulle linee. Di notte ci mandano pattuglioni per disturbare le nostre opere difensive.

Romeo ritorna in Squadra. Nulla di grave, qualche scheggia nella gamba. Schegge non abbastanza intelligenti, commentiamo. La scheggia intelligente è quella che, senza rovinarti, ti dà l'opportunità di ritornare in Italia. 

 


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